“Ogni giorno di lavoro è per me un felice giorno di nascita. Senza remore. Senza l’incubo del passato. Mi basta il presente. Non registro fatti, né cose o persone. Sarebbe un destinarsi al fallimento, o peggio, al suicidio. A me pittore, a me artista, resta solo un campo irraggiungibile con i mezzi tecnici attuali: il mio profondo”. Da questa dichiarazione, tratta da un’intervista di Annalisa Civelli a Vasco Bendini (Bologna, 1922), è possibile evincere la caratteristica fondante della ricerca cinquantennale dell’artista, uno dei principali esponenti dell’Informale italiano.
Alla sua più recente produzione pittorica è dedicata la rassegna in corso presso il Castello di Masnago, sede del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Varese. Quarantacinque tempere su carta Fabriano, selezionate all’interno di un corpus di trecentocinquanta lavori mai esposti, documentano gli ultimi due anni di attività di Vasco Bendini, il biennio creativo 1999-2000.
Il percorso espositivo, ideato da Riccardo Prina, si compone di quattro cicli tematici, intitolati rispettivamente I miei luoghi, Pagine Sparse, Eros e Richiami, cinque tempere ispirate ad alcuni versi della Divina Commedia dantesca. Accomuna queste raffinate carte un linguaggio privo di programmazione, legato alle sfere più profonde e meno razionali dell’Io. Emerge una specifica valorizzazione del fare artistico, un’attenzione per la materia e il segno più che per l’evidenza formale.
La presentazione degli ultimi lavori del Maestro bolognese dà, inoltre, la possibilità di riscoprire tre lavori ad olio e una cartella di opere grafiche che l’artista ha donato ai Civici Musei di Varese tra il 1995 e il 1997.
A corredo della rassegna è stato pubblicato da Silvana Editoriale un catalogo, a cura di Riccardo Prina, con regesti bio-bibliografici, immagini di tutte le opere in mostra e testi critici di Walter Guadagnini, direttore della Galleria Civica di Modena, e di Carlo Alberto Bucci.
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Annamaria Sigalotti
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