Negli anni la Galleria Blu ha registrato numerosi successi, ponendosi anche all’attenzione del mercato internazionale. La sua storia comincia il 27 aprile 1957, quando Peppino Palazzoli apre uno spazio a Milano in Via Andegari 12, con un’esposizione di Mario Sironi. Successivamente la galleria si sposta in via Senato 18, la sede attuale. Palazzoli è un imprenditore (apre i primi supermercati di Milano) e un grande amante dell’arte, dedito alla scoperta e alla promozione di nuovi talenti. Nel 1968 il figlio Luca subentra nella direzione della galleria; nell’80, a causa della malattia del fondatore, la galleria viene chiusa fino al 1982, quando viene riaperta sempre da Luca. Nel 1987 Freddy Battino ne diviene il direttore artistico e nel 1997 il nipote Daniele Palazzoli entra attivamente nella galleria.
Per commemorare cinquant’anni di intensa attività sono stati pensati due eventi: Per una storia della pittura: da Boccioni a Duchamp, dal 13 febbraio 2007, mentre il 27 aprile sarà inaugurata una seconda parte della retrospettiva, dedicata alla seconda metà del Novecento. Il catalogo generale riassumerà le due esposizioni, che vogliono costituire un percorso ragionato attraverso i numerosi artisti del Novecento ospitati negli anni presso la galleria.
La rassegna è molto varia: spazia dal Cubismo, al Futurismo, all’Astrattismo Lirico e all’Espressionismo, fino al Surrealismo. Compaiono opere di Picasso, Braque, Balla, Morandi, Dix, Klee, Kandinsky, Magritte. Bellissimi i pastelli L’Equipe de Cardiff e Chocolat (1914), rispettivamente di Robert Delaunay (Parigi, 1855 – Montpellier, 1941) e Sonia Delaunay (Hradysk-Ucraina, 1855 – Parigi, 1979). Affascinanti anche le tinte delle gouache dei Marschandschaft di Emil Nolde (Nolde, 1867- Seebüll, 1956), maestro dell’Espressionismo tedesco.
L’opera Chouette (1924) di Max Ernst (Brühl, 1891- Parigi, 1976) non ha le forme grottesche e angosciate tipiche dell’artista, ma presenta linee morbide e un soggetto candido e leggero su sfondo azzurro. Così non è per Oiseaux (Uccelli), dove nel grigio cupo si legge la disperazione. Simpatico e divertente il Baffuto con Ombrello (1924) di Fortunato Depero (Fondo, Val di Non, 1892- Rovereto, 1960), presente anche con Sete Africana.
Nella mostra sono stati privilegiati i lavori su carta, intesi come fulcro primigenio dell’ispirazione artistica. Una vivace e curata rassegna che vola leggera da un artista all’altro e da un periodo all’altro, per regalare un ventaglio colorato e intenso delle avanguardie storiche, italiane e straniere.
vera agosti
mostra visitata il 17 febbraio 2007
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