19 aprile 2013

fino al 27.IV.2013 Maria Lai, Tracce di un Dio distratto Milano, Nuova Galleria Morone

 
La minuta fanciulla di 93 anni, solitaria, cresciuta negli anni del Minimalismo e dell’Arte Povera fra le rocce dell’Ogliastra, lontana dalle rivoluzioni metropolitane, riscoperta dallo stilista e conterraneo Antonio Marras, tesseva storie e racconti popolati da spiriti e folletti ed evocati in altre opere polimateriche -

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Se avesse abbandonato la sua isola, Maria Lai, nata nel 1919 a Ulassai nella costa orientale della  Sardegna e morta pochi giorni fa, dagli occhi corvini incastonati come pietre in un viso sbarazzino e incorniciato da un caschetto di capelli argentei, sarebbe diventata famosa come Louise Bougeois. Ma non l’ha fatto, perché amava il silenzio, la scrittura, la semplicità, la poesia insita nella vita e che bisogna saper ascoltare. Era uno spirito libero, Maria, che aveva scelto la sua terra per vivere nel suo mondo immaginario. 
Maria Lai - Le parole imprigionate, 2008, filo su tela
A Milano, ancora per pochi giorni, la Nuova Galleria Morone, espone una ventina di suoi lavori in una mostra dal titolo “Tracce di un Dio distratto” a cura di Manuela Gandini che riassumono la sua ricerca imbevuta di leggende e di miti, temi celesti, motivi cosmici, mappe stellari e cartografie di un mondo immaginario parallelo a quello reale che sarebbe piaciuto al Piccolo Principe di Saint Exupéry. L’autrice sostituisce il disegno con il ricamo, il filo al colore per tessere racconti fiabeschi, nei quali misteriose presenze, spiriti e pastori salveranno il mondo grazie alla poesia, ricamati con fili, rossi e bianchi, nodi che compongono non parole ma tracce che ricongiungono il visibile con il l’invisibile. 
Lai, allieva di Arturo Martini e Alberto Viani all’Accademia di Venezia, comincia ad esporre dagli anni ’60, è abilissima nell’elaborazione sia di lavori di piccolo formato, come testimoniano i libri di stoffa cuciti con “testi illeggibili” scritti con cascate di fili, parole come geroglifici e immagini simboliche, sia nella esecuzione di opere ambientali o installazioni polimateriche di grande  formato. Dopo la sua mostra personale “Le mappe Stellari” a Miami, anche nello spazio milanese ha ordito sogni e ci incanta per la profondissima leggerezza nel saper cogliere la poesia della Terra, la metafisica bellezza della semplicità del quotidiano, recuperando l’arte del ricamo: un rito femminile che Maria Lai ha reinterpretato per custodire miti, leggende, legandoli insieme ai fatti del mondo. Le sue cosmogonie sfilacciate, le piogge di stelle cadenti, come i meridiani e paralleli disorientanti, dal tratto ingenuo, volutamente infantile, si addentrano nel mistero del mondo. 
Jacqueline Ceresoli
Dal 7 febbraio al 27 aprile         
Maria Lai, Tracce di un Dio distratto
Nuova Galleria Morone 
via  Nerino 3 

2 Commenti

  1. riscoperta da Marras??? non ha abbandonato l’isola??? questo articolo è un guazzabuglio di mediocrità e false notizie, ma chi l’ha scritto, Paperino? vediamo cosa ne pensano in Fondazione…

  2. Gentile Stefano Arcosu,
    La collaborazione tra Maria Lai e Marras è documentata da numerosi eventi, parlo di “riscoperta”. Nessuno mette in dubbio il suo valore o altro.

    grazie e buona fortuna

    paperino

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