Le favole, in fondo, non sono solo per i bambini. Sono anche per i poeti, i sognatori, gli artisti. Gli artisti di una volta, però, perché l’arte contemporanea sembra spesso aver dimenticato la componente favolistica, narrativa, meravigliosa.
Non è il caso di Nin Brudermann (Vienna, 1970; vive a New York), un’artista decisamente particolare. Alla sua prima personale in Italia, dopo aver esposto più volte a New York, Vienna e Praga, la giovane austriaca è prima di tutto una grande avventuriera. Profondamente innamorata della natura e degli animali, gira il mondo con il piglio dell’esploratrice (lavora per National Geographic, tra l’altro), e sembra inventare un nuovo genere: il documentario artistico. Un’armoniosa summa tra il puro intento diaristico e la poesia dell’arte, raggiunta -nel suo caso- attraverso la componente della narrazione fiabesca. Affascinante esempio di questo procedere è il video presentato alla galleria Pianissimo, intitolato Swan (cigno, appunto), nel quale i contorni tra documentario naturale e video artistico sfumano irrimediabilmente gli uni negli altri.
Con la voce suadente di una ninnananna, e il sottofondo musicale del Theremin che scivola sulle immagini dell’acqua, la Brudermann racconta la storia di un cigno che, inspiegabilmente, compare una mattina di sole tra i moli dell’East River, tra le piattaforme petrolifere e lo skyline dei grattacieli. E lo si vede lì, dondolare sui riflessi di un’acqua non adatta a lui, in un’alternarsi dolente di inquadrature tra il giorno, il tramonto e la notte. Mentre New York, indifferente, vive la sua vita di sempre. È difficile sopravvivere, per il cigno. Deve lottare contro la fame, le correnti, i mezzi di trasporto fluviale che vomitano gas nocivi e inquinamento. Viene la notte, vengono il freddo e la neve, ma lui è sempre lì. Fino a che, quasi come risposta ad un richiamo di solitudine, arrivano altri uccelli a fargli compagnia.
Nel frattempo, l’artista racconta. Racconta anche che un giorno, mentre il video continua a parlare della New York fluviale, il cigno è sparito. Salvo poi vederlo ricomparire con due compagne, belle come lui. E allora sì, sparire per sempre. L’atmosfera di sogno del video si spegne. È una strana favola. Bella come quella raccontata da un’altra opera in mostra, l’installazione Baby Vogerl. Ancora una volta, protagonista dell’audio-racconto, è il mondo animale, questa volta chiamato in causa nella dolcezza di un nido. Brudermann narra ancora. Racconta di sua madre, che vive in campagna, e che un giorno si accorge che alcuni uccellini stanno costruendo il proprio nido intrecciandovi anche i suoi capelli bianchi, lasciati sul davanzale del bagno. Ancora una volta la realtà si fa fiaba, ancora una volta la filosofia del c’era una volta attrae e addolcisce. E, per un momento, ci riporta, malinconici, all’infanzia.
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la Brudermann su artnet.com
barbara meneghel
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