I muri trattengono l’aria, intatta. Le luci puntate sulle opere bruciano le superfici chiare. Trenta statue lignee emergono dal buio, dall’oscurità della materia informe. In loro le dimensioni dell’uomo cambiano rapidamente. Varianti, misure e proporzioni sono le più disparate. Ma la postura della rappresentazione, la sua profana sacralità , è sempre la stessa. Come insegnano lo scultore tedesco
Balkenhol e i suoi piedistalli: benché l’uomo sia destinato a calcare la terra, non altrettanto deve succedere ai suoi simulacri.
Seguendo quest’andatura, sotto il segno dell’ascensione, della tridimensionalità e della trasparenza,
Gehard Demetz (Bolzano, 1972; vive a Selva di Val Gardena, Bolzano) inaugura
Love at first touch.
L’allestimento della mostra, nella lucida chiesetta di San Francesco, concede un impatto di rara bellezza. Ogni lavoro, ordinato e sensibile alla ricchezza formale dei propri dettagli, si mostra al pubblico con estrema delicatezza. Uno dei pregi di
Love at first touch è celebrare il bicentenario della nascita di Louis Braille, inventore del metodo di scrittura e lettura a rilievo per non vedenti. I proventi ricavati dalla vendita del catalogo saranno così devoluti per l’acquisto di 10mila tavolette scritte in braille, da donare in beneficienza.
La poetica di Demetz non mira a far risaltare l’abilità dell’artista a render il legno materia affabile. Il suo intento, nello scolpire, tende piuttosto a solidificare la fragilità umana attraverso la compattezza delle superfici e delle loro improvvise mancanze. Dunque, anche se poco adatte a una lettura solo tattile, le sculture albine di Demetz non lasciano emergere il legno in modo materico, ma addomesticano la rappresentazione dell’uomo e la rendono impenetrabile. Forme piene e forme vuote, sinuosità e angoli, alternati tra loro, fanno sì che le opere esposte siano fatte più per esser ascoltate che viste (“
Il piacere dell’arte non passa solo per la vista. Ma anche per il tatto, l’udito, l’olfatto”, sottolinea la curatrice Cecilia Antolini).
In mostra, oltre alle trenta opere che ripercorrono le diverse fasi dell’artista – a partire dalle sculture di bambini che lo hanno fatto conoscere al pubblico (
Sculptural Child Figures) fino agli ultimi lavori, che assumono un tono più astratto e meno glaciale – sono esposti dieci inediti, fra cui tre sculture in bronzo e alcuni bassorilievi appesi alle pareti. Una rassegna che in gran parte si è rivelata anche ai non vedenti, grazie a visite guidate organizzate dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.
L’idea di
Love at first touch è quella di un progetto dedicato anche a un pubblico
altro, a un osservatore con percezioni dell’arte contemporanea che fanno diventare la visita una combinazione di tempo e di spazio di qualità . Demetz, infatti, permette un livello di apprendimento che molte volte, soprattutto negli eventi di questi tempi, non è mai troppo concesso.