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fino al 27.VI.2010 | Gli arazzi dei Gonzaga | Mantova, Palazzo Te

di - 24 Maggio 2010

La prima mostra del nuovo Centro Internazionale di Palazzo
Te permette di osservare nel maestoso contesto delle Fruttiere un insieme di
opere affini, per stile e committenza, alla cultura espressa dalla famosa
residenza gonzaghesca. Cogliendo i risultati di studi decennali, attuati in
particolare da Guy Delmarcel, viene esaminato il gusto della dinastia di
Mantova per gli arazzi, manufatti dispendiosi, intessuti con filati d’oro e
d’argento, oltre che di lana e di seta.
Delle centinaia di esemplari raccolti dai figli di
Isabella d’Este (Federico II, Ercole e Ferrante), ancora esistenti all’inizio
del Seicento, una cinquantina è stata finora rintracciata, in aggiunta a quelli
rimasti in città, fra i quali spiccano i nove della serie degli Atti degli
Apostoli.
Copia
degli arazzi eseguiti per la Cappella Sistina su cartoni di Raffaello e allestite in epoca neoclassica
nel Palazzo Ducale, le repliche riprendono, con differenti bordure, le
composizioni dell’Urbinate, di cui la mostra consente di confrontare
l’originale della Pesca miracolosa con la versione mantovana. Al pieno Rinascimento, ma con
inflessioni più nordiche, appartengono anche le belle Storie di Cefalo e
Procri
e quelle
di Fetonte.
L’interesse dei Gonzaga per gli arazzi era però ben
precedente; attestato già alla fine del Trecento, trova la più antica
testimonianza rimastaci nella splendida Annunciazione ora a Chicago, verosimilmente
realizzata a Mantova, vicina alla maniera di Andrea Mantegna.

L’epoca d’oro delle tappezzerie gonzaghesche è comunque il
Manierismo, quando vennero commissionate opere sia nei Paesi Bassi (con disegni
forniti in parte da maestri italiani), sia nella capitale del ducato, dove
operò l’arazziere Nicolas Karcher di Bruxelles, attivo anche per le corti di Ferrara e
Firenze. Alla sua bottega si deve la fattura dell’affascinante ciclo dei Puttini
per Francesco II
ed Ercole, su progetti di Giulio Romano, il cui stile è evidente specie nel panno già
appartenuto a Federico Zeri. Una seconda serie di Puttini, voluta da Ferrante, declina il
soggetto con un descrittivismo più fiammingo.
Modelli di Giulio sembrano ritornare in altri cicli legati
a Ferrante, fra cui l’insieme di tema militaresco noto come Fructus Belli, mentre al suo allievo Giovan
Battista Bertani

risale l’invenzione delle notevoli Storie di Mosé di Milano, non prive di tangenze
col Manierismo toscano. A Firenze si era del resto rivolto Alfonso I, del ramo
dei Gonzaga di Novellara, come rivela il Giasone.

Le ornatissime Storie di Alessandro e le più schematiche Storie di
Cristo
, ora visibili al Museo Diocesano di
Mantova, di produzione francese, chiudono con l’ultima stagione della Maniera.

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stefano manavella
mostra visitata il 23 aprile 2010


dal 13 marzo al 27 giugno 2010
Gli
arazzi dei Gonzaga nel Rinascimento. Da Mantegna a Raffaello e Giulio Romano
a cura di Guy Delmarcel
Palazzo Te (altre sezioni al
Museo Diocesano e a Palazzo
Ducale)
Viale Te, 19 – 46100 Mantova
Orario: lunedì ore 13-18; da martedì a domenica ore 9-18
Ingresso: € 13
Cataloghi Skira, € 65/16
Info: tel. +39 0376365886; fax +39 0376220943; segreteria@centropalazzote.it; www.centropalazzote.it

[exibart]


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