Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
A Milano, Bruno Di Bello alla Fondazione Marconi è di casa:in questa mostra si racconta e ci stupisce per freschezza di sguardi, mettendo a confronto le opere dagli anni Settanta e Ottanta, realizzate con particolari tecniche fotografiche con quelle più recenti, tra i quali incantano i grandi trittici del 2016 e del 2017, fino alle “Sovrapposizioni colore” del 2018. Al piano terra della Fondazione,il percorso espositivo si apre con una incursione nei lavori degli anni Settanta, quando la fotografia mette in discussione i limiti della rappresentazione oggettiva della realtà e diventa linguaggio concettuale autoreferenziale, come dimostrano le sue tele fotografiche. Bruno Di Bello con questi lavori indaga le possibilità di scomposizione dell’immagine, ribalta i miti delle avanguardie artistiche come Duchamp, Man Ray Modrian, i Costruttivisti russi, Cage e altri, incentrando la sua ricerca sul dialogo tra fotografia e arte del Novecento. Nelle opere degli anni Settanta non potevano non comparire parole e concetti incastonate dentro a forme ovali o quadrate che intrecciandosi tra loro, alterano la percezione del loro significato e insieme la composizione dell’immagine. L’autore, agitatore culturale del Sud, nato a Torre del Greco nel 1938, fin dagli esordi, è stato tra i fondatori del Gruppo 58 e del periodico “Documento Sud”, ideale corrispettivo di “Azimuth”, milanese, che dopo il passaggio nella galleria di Lucio Amelio di Napoli, nel 1967 incomincia a usare direttamente la tela fotosensibile e si trasferisce a Milano, dove nel 1971 inizia a lavorare con l’allora Studio Marconi. Passano gli anni ma non la sua smania indomita di rompere gli schemi della forma e dell’immagine di sperimentare in maniera armonica, di destrutturare per ricostruire referenti visivi quali manifesti di nuova bellezza.
Bruno Di Bello Luna, 1971 tela fotografica, viraggio blu 80 x 80 cm collezione privata, Courtesy Fondazione Marconi
Nel 2015 Di Bello ha tenuto una importante personale alla Fondazione Marconi, e diciamolo poteva bastare, invece curioso com’è per indole, pur avendo sperimentato differenti linguaggi, materiali e tecniche, nel 2018 si rimette in discussione, non si ripete e riesce a stupirci per l’uso della luce che già nei lavori analogici “scriveva” direttamente sul materiale fotografico. Folgorato fin dagli anni Ottanta dalle nuove tecnologie, l’autore adotta per attrazione fatale la fotografia digitale negli anni successivi, e cosa riesce a combinare e scombinare con il computer, dimostrando di dominare consapevolmente la potenzialità espressiva dell’intensità di colore dagli effetti traslucidi e diafani del colore, vedere per credere, lo si scopre in mostra da Marconi, dove lo spettatore viene fagocitato dentro a immagini di vorticismi ipnotizzanti dalla grafica accattivante ma non leziosa , forme aperte, capaci di inventare attraverso la fotografia, profondità luminose dentro a composizioni grafiche dinamiche e stabili nello stesso tempo, evocanti il mistero del Cosmo. Le sue opere conducono lo sguardo dell’osservatore al cento di immersioni di colori spiraliformi, dentro a vortici di luce inusuale , composizioni astratto geometriche ma non rigide in cui si richiama, in particolare nella citazione della conchiglia “Spirale naturale A”, e “Spirale Naturale B”, del 2018, tematiche di riflessione sulle emergenze ambientali senza descriverle. Scomposizione, decostruzione, ricomposizione e reinvenzione di visioni tecnologiche digitali, mai scontate, caratterizzano le sue visioni tecnologiche di grafismi luminosi, forme uniche nella continuità luminosa riconoscibili per vocazione armonica e simmetrica tensione classica dai colori sorprendenti.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 23 maggio
Dal 22 maggio al 27 luglio 2018
Bruno Di Bello, Opere del Novecento e del Duemila
Fondazione Marconi
Via Tadino 15, Milano
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00
Info: info@fondazionemarconi.org- www.fondazionemarconi.org