Una rassegna di immagini per descrivere la figura della strega dalla prima metà del Quattrocento fino ad oggi. La mostra, nonostante le premesse, non ha un andamento cronologico nel suo svolgersi, ma è invece suddivisa in dodici aree tematiche, ciascuna delle quali sviluppa un argomento da differenti punti di vista: storico, antropologico e politico.
Le 324 stampe sono parte delle collezioni Invernizzi di Como e Guarino di Benevento: acqueforti, incisioni su metallo, litografie di artisti provenienti da ogni parte d’Europa.
Subito in mostra due opere realizzate appositamente per questa esposizione. Si passa da un bronzo di Cretì – Strega Oggi – dove la moderna fattucchiera siede su uno scranno acuminato, a una versione più romantica di strega nel carbone su tavola di Sergio Tagliabue. L’artista riassume in questo lavoro gli stilemi e gli attributi tipici della strega: il gatto nero, i pipistrelli in volo, il gufo.
La prima delle dodici sezioni è dedicata all’archeologia delle streghe e del Sabba, e ne ricostruisce l’immagine attraverso la mitologia greca e latina. Spiccano in questa sezione 11 incisioni su metallo del Maestro del Virgilio di Grueninger (fine 1400) e una xilografia di Durer – Il Martirio di Santa Caterina d’Alessandria – che tocca i temi della mostra poiché alla Santa furono attribuiti poteri magici per essere riuscita a sopportare le torture del martirio.
Attraverso la mostra veniamo a conoscenza di informazioni, credenze e costumi legati a quel mondo tanto imperscrutabile: le stampe sono corredate da descrizioni dell’opera e del suo contesto. E intorno alle stampe, sulle pareti, sono appesi grappoli di aglio e di peperoncini rossi.
Riprendendo la visita, si scivola verso il settore Ritratti e fantasie di streghe, una carrellata su come l’iconografia ha dipinto le streghe nei secoli, e nelle fogge più disparate. Così passiamo dal preraffaellita Waterhouse col suo The magic circe (in mostra una fototipia), in cui una giovane zingara è intenta a preparare filtri magici a Strega a rovescio sul caprone sempre di Duerer, stampa che ben evidenzia il carattere di sovversione delle regole universali come valore fondamentale della cultura delle streghe. In Magia per tutti gli usi sorprende per l’humour la litografia Streghe Moderne, fine XIX secolo, in cui due donne nude cavalcano una scopa ma la loro identità diurna ci è svelata dalla manchette in basso. Le due giovani sono infatti ritratte nella stessa posizione, ma vestite e a cavallo di un tandem. Omaggio allo scrittore Robert Burns con l’esposizione di opere realizzate per illustrare i suoi testi con protagonista Tam O’Shanter, famoso personaggio della tradizione folclorica scozzese che sfidava gli spiriti e presenziava agli incontri di streghe. In Le streghe al Sabba gli artisti possono sfoggiare tutta la loro fantasia: animali fantastici, demoni, strane creature a celebrare il Sabba, un moderno baccanale, nei quali l’orgia, sia sessuale che alimentare, era il mezzo tramite il quale attuare il rovesciamento dell’ordine sociale. Scopriamo che il luogo in Italia deputato allo svolgimento del sabba è il noce di Benevento, come si evince dall’acquatinta di Salvatore Vigano. Vediamo demoni e diavoli che si arrampicano sul noce stringendo nelle loro mani rettili guizzanti. La mano, la carta e i segni è dedicata alle indovine e zingare e propone ritratti di giovani donne intente a farsi predire il futuro. In alcune opere è evidente la volontà di ridicolizzare la sprovvedutezza popolare. Nell’acquaforte di De Launay, accanto alla nobildonna e alla vecchia chiromante, appare un asino con i paraocchi a rappresentare la credulità nella divinazione. Si prosegue poi con Astronomi astrologi e sibille che pone l’accento sul rapporto che si instaurava fra questi personaggi e il popolo. Le sibille erano portatrici della volontà del divino, e astronomi e astrologi detenevano un sapere che spesso si confondeva con i dettami medici. In La paura del responso (XVIII secolo) di Le Veau, due donne attendono con apprensione il risultato delle analisi compiute da un vecchio alchimista.
Suggestive e terrificanti sono le rappresentazioni dei cortei che accompagnavano la strega alla morte. Lunghe processioni da cui spuntano croci e uomini incappucciati, sono il tema dominante della sezione Processi e roghi. Anche se non mancano testimonianze di esecuzioni inferte ad altri personaggi, come quella che colpì Filippo di Montmorency e alcuni notabili olandesi, puniti per aver denunciato gli eccessi dell’inquisizione spagnola. Si sviluppa invece quasi esclusivamente attorno alla figura di Sant’Antonio il capitolo della mostra intitolato Tentatrici e tentatori. Spesso l’argomento è un pretesto per l’esibizione di corpi nudi femminili, come accade per l’acquaforte di De Sanctis (XIX secolo) dove accanto all’ascetico santo si intravede il seno di una bella donna che gli sorride maliziosa. Ma qui campeggia anche una delle immagini più inquietanti dell’esposizione: in un’acquaforte della serie Los Caprichos (Sopla) di Goya appaiono bambini come pietanza privilegiata di un banchetto di streghe.
In Attesa e terrore della meta finale emerge la rappresentazione della morte e degli inferi, quasi un’anticipazione delle ultime due sezioni dell’esposizione, quelle dedicate alla figura di Satana:Lo scontro col Diavolo e Demoni e diavoli: signori del male.
In mostra anche due laminette magiche provenienti dalla necropoli tardoromana di Longone al Segrino (IV-VI sec). Arrotolate dentro un piccolo cilindro e appese al collo, la loro funzione era quella di allontanare i demoni. Vi erano incise formule magiche in greco. Infatti, l’idioma ellenico era considerato la lingua della magia.
Parte integrante dell’esposizione sono anche preziosi libri, quali il Malleus Maleficarumz di Jacob Sprengler (sorta di bibbia degli inquisitori, del 1574), o altri trattati, di epoca più recente, che tentavano di dimostrare scientificamente l’inesistenza della magia. Ne è un esempio Arte magica dileguata del Maffei, edito nel 1750.
Stampe e libri ma non solo. Grazie alla collaborazione col Museo Etnografico dell’Alta Brianza, in mostra anche oggetti normalmente usati dalle donne contadine: scope di saggina, culle e altri utensili in legno.
Ricordiamo infine che nella piccola saletta video è proiettato un videomontaggio di brani tratti da pellicole vicine al tema della stregoneria, da Biancaneve e i sette nani a Suspiria, da Pomi d’ottone e manici di scopa a The blair witch project.
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Stefania Caccavo
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Consiglio a tutti "Gostanza da Libbiano" di Paolo Benvenuti, uno straordinario film la cui sceneggiatura è basata su un reale processo per stregoneria.
Ciao Eta! Si tratta di un film realizzato nel 1999 nei pressi di Pisa (io ebbi anche l'opportunità di visitare il set, insieme a molte altre persone). Per l'occasione, a San Miniato, si tenne un interessante convegno riguardante la stregoneria. Il film è uscito l'anno scorso nelle sale; per rivederlo bisognerà aspettare l'uscita in videocassetta o il passaggio, che immagino imminente, su Rai Tre a "Fuori Orario". Appena so qualcosa di più riscrivo.
Ciao!
A proposito: stanotte c'è "The element of crime" di Lars Von Trier!
Ciao Cost, dove si può trovare la pellicola di cui parli?