La Fondazione Mazzotta presenta una rassegna di circa 160 opere che illustrano la svolta espressionista nell’arte austriaca, attraverso una selezione di lavori di cinque artisti: Egon Schiele, Alfred Kubin, Richard Gerstl, Oskar Kokoschka e Herbert Boeckl.
L’esposizione prende in considerazione un preciso arco temporale, gli anni compresi tra il 1918 e il 1925, che vedono i primi sviluppi e la parabola discendente della tendenza. Le opere offrono un panorama esemplificativo dell’Espressionismo austriaco, che non si caratterizzò come movimento unitario con la formazione di gruppi organizzati, ma si espresse attraverso l’opera di personalità isolate, che condividevano una nuova sensibilità, che iniziò ad affermarsi, nei primi anni del secolo, come reazione ai mutamenti storico-sociali in atto, al crollo degli ideali e al sorgere di un senso di disagio e precarietà dell’esistente, nonché un rifiuto della società borghese e delle sue istituzioni che si risolvette in rivolte e disagi esistenziali (che si
riflettono anche nella vicenda biografica dei singoli artisti).
Il 1918 è un anno fondamentale per l’Espressionismo in Austria, dove ancora dominava la Secessione: sono esposti, per la prima volta, i lavori dei giovani Schiele e Kokoschka, portatori di nuove proposte stilistiche, radicalmente diverse da quelle secessioniste; muore suicida Gerstl, personalità singolare nell’ambiente artistico dell’epoca, che può essere considerato un anticipatore. Il suo lavoro (una produzione limitata di circa un’ottantina di opere), influenzato da Van Gogh e da Munch, esprime una forte carica emozionale che si traduce in violenza cromatica e disfacimento della forma.
La mostra si focalizza principalmente sull’opera di Schiele, la personalità più conosciuta, di cui sono esposte, oltre ad alcune tele, numerose opere su carta, nelle quali si coglie un radicale mutamento di sensibilità. La linea assume un’importanza decisiva: tagliente e incisiva, manifesta l’urgenza espressiva ed emozionale dell’artista. I disegni rappresentano un’umanità sofferente, quasi malata, e in quelli a tema erotico, portatrice di una sessualità inquietante. Il disegno diventa lo strumento espressivo privilegiato, in quanto espressione diretta e immediata, non più subordinata alla funzione di preparazione dell’opera su tela.
Accanto ai lavori di Schiele sono presenti quelli di Kubin e Boeckl e Kokoschka che rappresentano diversi aspetti stilistici dell’espressionismo austriaco. Kubin, incarna l’aspetto più lirico: la sua pittura, vicina all’astrattismo di Kandinsky in quanto espressione di un forte interesse per la spiritualità e l’inconscio, è incentrata prevalentemente sull’interpretazione in chiave fantastica di forme naturali.
Boeckl, influenzato prevalentemente da Cézanne e dai Fauves, si distingue per una pittura basata sulla componente cromatica e materica. Infine Kokoschka, la cui opera si caratterizza per la violenza e il contrasto cromatico e la deformazione espressiva, che lo avvicina
all’espressionismo della Brücke e a Munch. La parabola dell’espressionismo austriaco si concluderà nel 1925, quando in Europa si affermerà la nuova oggettività, nella grande mostra di Mannheim.
La rassegna rappresenta l’ideale continuazione dell’esposizione dedicata a Klimt e alla Secessione, ospitata dalla Fondazione lo scorso anno. Il pregio dell’esposizione sta nel dare un quadro della tendenza, che in Austria non assunse la fisionomia di una scuola né di un movimento unitario, ma piuttosto una sensibilità che percorreva in quegli anni lasocietà austriaca e l’Europa.
Rossella Moratto
L’aspetto critico, a cura di Guido Comis
Biografie degli artisti in mostra
Richard Gerstl
Oskar Kokoschka
Alfred Kubin
Egon Schiele
Herbert Boeckl
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Gentile dott.ssa Moratto, ho scritto qui nel forum credendo - lo credo ancora - che la cosa potesse interessare ad altri lettori!
Se non vedrò la sua risposta comunque le scriverò.
complimenti per il servizio degli articoli corelati...
Bellissimo articolo!!Grazie
MINCHIA...Egon Schiele...
E'il mio pittore espressionista austriaco
preferitoooooo !!!!
Grazie a voi,a parte gli scherzi,ho visto
una mostra che mi permetto,immodestamente,
di consigliare a tutti.
CIAO.
Finalmente, con Schiele i timori, le passioni e le angosce della vita privata entrano nell'arte in tutta la loro carica espressiva...
Mi sono sempre interrogato sulla qualità della vita di Schiele nel periodo immediatamante precedente la morte; non c'entra niente con la pittura, d'accordo... però lessi - mi pare - del suo rapporto con la moglie, bello e positivo, e del fatto che stava iniziando ad ottenere un buon successo (ma forse mi sbaglio). Mi chiedo, quindi, se il malessre che indiscutibilmente le sue opere esprimono sia stato, poi, superato, e se la morte non sia stata, allora, una "beffa del destino", per entrambi. A volte lo penso; però forse sono suggestioni mie. Ciao! Bello... anche l'argomento è troppo bello... Schiele ha ispirato anche una musicista americana, Rachel Grimes, la quale ha composto brevi pezzi per Pianoforte, Viola e Violoncello, "Music for Egon Schiele".
Hey Ugo... guarda che, forse, non hai ragione... mi sembra che tu stia "pensando male", così... per il gusto di pensar male. Certo, è più facile pensar male, che pensar bene...
Per Ugo.
Anche se hai ragione, perchè sei così prosaico?
Io penso che Egon avesse un animo veramente nobile.
Ciao
Mah... sì, non lo metto in dubbio... però... Ho una mia teoria: se anche Schiele ebbe qualche "rapporto" con le protagoniste dei suoi quadri... credo che non siano state esperienze positive.
Caro Costantino,
si narra anche che le ragazzine protagoniste dei suoi quadri fossero anche protagoniste indiscusse della sua malcelata vita sessuale. E' il solito problema...
E ora che è morto nessuno ha osato dirlo ma che Balthus non ha fatto uguale???