“Se l’arte moderna avrà un carattere, sarà quello della ricerca della luce nel colore”. Sono queste parole di Giovanni Segantini ad accogliere lo spettatore nella Scuderia Grande di Villa Menafoglio Litta Panza di Biumo Superiore (Varese), una grande sala progettata, nel 1830, da Luigi Canonica e recentemente restaurata da Gae Aulenti. In questo nuovo spazio espositivo, appositamente dotato dei più sofisticati impianti di climatizzazione, sicurezza e conservazione delle opere d’arte, è in corso, fino a domenica 28 gennaio 2001, una rassegna, curata dalla Professoressa Annie-Paule Quinsac, tesa a studiare le tematiche del simbolo e della resa luministica, nella produzione segantiniana dell’ultimo decennio dell’Ottocento.
Organizzata in occasione del centesimo anniversario della morte del Maestro trentino dal FAI, dall’ENEL e dalla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, la mostra raccoglie, in un semplice allestimento, 10 tele, alcune di grandi dimensioni, appartenenti al periodo della maturità dell’artista, considerate unanimamente tra i suoi massimi capolavori.
Si tratta di lavori realizzati da Segantini durante il suo soggiorno nei Grigioni ed in Engandina, fatta eccezione per l’opera che apre il percorso espositivo: A messa prima (1884-1886), un dipinto pittoricamente ancora “tradizionale”, proveniente dalla Fondazione Otto Fischbacher di San Gallo, in cui è raffigurato un prete solitario, a capo chino, che sale i gradini della chiesa barocca di Veduggio per recarsi alla funzione mattutina.
Tutte le tele esposte documentano la capacità dell’artista di creare paesaggi di grande suggestione, “le cui forme” – come sostiene Giulia Maria Mozzoni Crespi, in catalogo –“sembrano essere scolpite da pennellate di luce”.
Ed è appunto la resa luministica dei soggetti l’elemento che raccorda i lavori di Segantini alle opere della collezione permanente ospitata dall’edificio settecentesco di proprietà del FAI, in particolare alle installazioni al neon di Dan Flavin. Non è, dunque, un caso che, su consiglio del Conte Giuseppe Panza di Biumo, sia stato scelto proprio il Maestro trentino, primo pittore moderno ad aver indagato scientificamente il rapporto tra luce e percezione, per inaugurare lo spazio espositivo della villa, destinato ad ospitare le rassegne permanenti. Si deve, inoltre, sottolineare che le 10 tele in mostra a Varese evidenziano non solo la tecnica divisionista segantiniana a lunghi e luminosi filamenti di colore, ma anche il graduale passaggio da una visione realistica della natura ad un simbolismo panteista che rimane improntato ad un poderoso verismo. “Nell’universo visionario di Segantini” – come sostengono al FAI – “le bestie e gli esseri umani sono prigionieri di un destino ingrato e sono elementi caduchi della natura, madre onnipotente e benevola, ma anche forza distruttiva”. Questo “naturalismo simbolista” è, per esempio, documentato nelle celeberrime “Ave Maria a trasbordo” (1886), “Le due Madri” (1889), “Ritorno dal bosco” (1890) e “Mezzogiorno sulle Alpi” (1891).
Una citazione speciale merita, infine, “L’Angelo della vita” (1894-1895), una tela dalla raffinata atmosfera preraffaelita, in cui su un ramo di una betulla morta, al di sopra di un lago alpino, siedono la Madonna con il Bambino. Il dipinto, che propone una fusione del motivo iconografico della Vergine in Maestà e di quello giudaico-cristiano dell’Albero della Vita, è impreziosito da una cornice che, secondo i canoni della tradizione bizantina, isola e contemporaneamente santifica l’immagine-icona.
A commento della rassegna è stato pubblicato da Skira un volume bilingue, in italiano ed in inglese, a cura della Professoressa Annie-Paule Quinsac, studiosa di fama internazionale, autrice della monumentale monografia sull’artista che è stata edita nel 1982.
Per concludere, si rammenta che la mostra si trasferirà dal 10 febbraio al 29 aprile 2001 alla Ca’ Venier dei Leoni di Venezia, dove verrà integrata da una ventina di studi ad olio e disegni dell’artista, oltre che da Petalo di rosa (1891), un noto ritratto simbolista che non viene più esposto dal 1926.
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