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23
gennaio 2009
fino al 28.I.2009 Vangelis Vlahos Milano, Prometeo Gallery
milano
Un’interpretazione socio-politica della Grecia recente. Fra utopie architettoniche e fallimenti militari. In un’operazione rigorosa di scavo e ricerca d’archivio. Alla ricerca di un’archeologia del presente...
La ricerca d’archivio sembra colmare la distanza tra i fatti avvenuti e il presente, creando una relazione tra eventi altrimenti lontani e ricostruendo un racconto presunto, che ha le sue radici nel mondo di oggi. Ai materiali che raccoglie, Vangelis Vlahos (Atene, 1971) mescola notizie pubbliche e private, fonti ufficiali o proibite, interviene aggiungendo una propria visione dei fatti: “Questo processo rende malintesi ed errori possibili e inevitabili”.
L’archivio di Vlahos è rappresentato da un’arbitraria e personale ricostruzione degli eventi. La verità della storia non interessa all’artista, che punta invece a render visibili i modi in cui i fatti e i dati del potere sono registrati e accumulati, nonché le strategie con cui costruiscono una memoria o definiscono una rimozione storica.
La fragilità del potere è evidente dietro le forme con cui esso si esplicita o si nasconde. Nell’opera di Vlahos è colto sempre nel momento in cui si frantuma, perdendo la sua nociva efficacia. Le rovine che i suoi studi portano alla luce non sono quelle classiche dell’idea di Grecia che conosciamo, ma di una nazione moderna, che vive profonde contraddizioni. Nella speculazione dell’artista emerge un modello e un’idea di storia disomogenea, non omologabile a una temporalità lineare. Il patrimonio storico, lungi dall’essere “dato una volta per tutte e oggettivamente ricostruibile sulla base di istanze metodiche, dipende in realtà dalla possibilità di afferrare un’immagine del passato” (Walter Benjamin).
Così Vlahos si rimette sulle tracce di un passato i cui dati sono registrati e accumulati, ma non definitivamente ordinati. Nell’ottobre del 2006, l’artista trova in un mercato delle pulci un vasto materiale documentario, appartenente all’archivio del giornale “Eleftheros Kosmos”, l’organo di stampa della Giunta greca dei colonnelli. Molti dossier del giornale mancano, poiché montati per esser venduti singolarmente. Da qui inizia un meticoloso lavoro di re-archiviazione.
L’artista installa i materiali in studio e inizia una propria lettura degli eventi descritti sulle pagine del giornale, effettuando una selezione di articoli. Da questo lavoro nasce “1981” (Allagi) (2007), installazione in ventidue teche, composta di fotografie e ritagli. L’opera prende in esame i primi nove mesi di governo del Partito socialista greco all’inizio degli anni ’80 e tenta di raffigurare le varie idee di cambiamento (allagi, appunto) promosse dalla retorica al potere in quegli anni.
Col tempo, la Giunta perde forza e il giornale che la rappresenta si avvia ai suoi ultimi anni di vita. E Vlahos mette in scena il tramonto e la conseguente vulnerabilità dei mezzi di cui si è servito il potere.
L’archivio di Vlahos è rappresentato da un’arbitraria e personale ricostruzione degli eventi. La verità della storia non interessa all’artista, che punta invece a render visibili i modi in cui i fatti e i dati del potere sono registrati e accumulati, nonché le strategie con cui costruiscono una memoria o definiscono una rimozione storica.
La fragilità del potere è evidente dietro le forme con cui esso si esplicita o si nasconde. Nell’opera di Vlahos è colto sempre nel momento in cui si frantuma, perdendo la sua nociva efficacia. Le rovine che i suoi studi portano alla luce non sono quelle classiche dell’idea di Grecia che conosciamo, ma di una nazione moderna, che vive profonde contraddizioni. Nella speculazione dell’artista emerge un modello e un’idea di storia disomogenea, non omologabile a una temporalità lineare. Il patrimonio storico, lungi dall’essere “dato una volta per tutte e oggettivamente ricostruibile sulla base di istanze metodiche, dipende in realtà dalla possibilità di afferrare un’immagine del passato” (Walter Benjamin).
Così Vlahos si rimette sulle tracce di un passato i cui dati sono registrati e accumulati, ma non definitivamente ordinati. Nell’ottobre del 2006, l’artista trova in un mercato delle pulci un vasto materiale documentario, appartenente all’archivio del giornale “Eleftheros Kosmos”, l’organo di stampa della Giunta greca dei colonnelli. Molti dossier del giornale mancano, poiché montati per esser venduti singolarmente. Da qui inizia un meticoloso lavoro di re-archiviazione.
L’artista installa i materiali in studio e inizia una propria lettura degli eventi descritti sulle pagine del giornale, effettuando una selezione di articoli. Da questo lavoro nasce “1981” (Allagi) (2007), installazione in ventidue teche, composta di fotografie e ritagli. L’opera prende in esame i primi nove mesi di governo del Partito socialista greco all’inizio degli anni ’80 e tenta di raffigurare le varie idee di cambiamento (allagi, appunto) promosse dalla retorica al potere in quegli anni.
Col tempo, la Giunta perde forza e il giornale che la rappresenta si avvia ai suoi ultimi anni di vita. E Vlahos mette in scena il tramonto e la conseguente vulnerabilità dei mezzi di cui si è servito il potere.
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a cura di Marco Scotini
Prometeogallery
Via Ventura, 3 (zona Ventura) – 20134 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 11-13 e 15-19
Ingresso libero
Catalogo con testi di Marco Scotini e Aristide Antonas
Info: tel./fax +39 0226924450; info@prometeogallery.com; www.prometeogallery.com
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