23 febbraio 2015

Fino al 28.II.2015 Andrea Bowers. Self-determination Kaufmann Repetto, Milano

 
Un patchwork multicolor condensa 50 anni di lotte civili. E la potenza dell’immagine risveglia, ancora una volta, l’urgenza di una Self-determination mai paga

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Una potente macroistallazione schiaccia ogni indifferenza alle pareti della Kaufmann Repetto Gallery. Composta da 291 immagini, tra vintage e fluo, giustapposte per calamitare uno sguardo consapevole delle ingiustizie di ieri e di oggi. Questo il progetto di Andrea Bowers (1965, Wilmington, USA), partito nel 2007 con l’obiettivo di documentare, prendendo parte a movimenti attivisti locali, le lotte per il diritto di emigrazione negato dalle rigide politiche di confine degli Stati Uniti. In seguito il corpus di opere è cresciuto progressivamente e a poster politici, volantini, grafiche e fotografie di manifestazioni avvenute a Los Angeles negli ultimi cinque anni si è aggiunto del materiale d’archivio concesso da Carlos Montes, uno dei fondatori del movimento chicano dei Brown Berets, attivo dal 1968 al 1970. Nella video intervista rilasciata all’artista nel 2012 e presente in mostra (to Serve…Observe…and Protect, 2015), Montes racconta le vicende di questo gruppo di giovani rivoluzionari dei barrios del sud-ovest degli Stati Uniti in lotta per l’autodeterminazione della minoranza messicana. Infatti, per i ribelli Brown Berets il berretto marrone diviene rabbiosa bandiera di una razza, di una storia, di una cultura e di una militanza esasperata da un passato di soprusi fisici e morali inflitti dallo stato americano colonizzatore.
Andrea Bowers, Papillon Monarque (Migration is Beautiful), 2014, graphic design collaboration with gabrielle parmentier, studio graphique louis vuitton, 234 x 376 cm, Courtesy of the artist and Kaufmann Repetto Milan/New York, Photo: Andrea Rossetti
Così, grafiche tratte dalle pubblicazioni dei Brown Berets come La Causa, La Raza e l’Inside Eastside, stanno lì insieme a foto, disegni, testimonianze scritte di proteste contemporanee per il diritto di emigrazione, di cittadinanza, di istruzione, di lavoro, di uguaglianza, di dignità, e di lotte contro l’odio razziale, la discriminazione nei confronti delle donne, della comunità LGBTQ, delle minoranze etniche e religiose. Insomma, inevitabile una duplice constatazione resa emblematicamente dalla scultura Radical Hospitality (2015), esposta nella seconda sala con lo sfondo della magnetica Papillon Monarque (Migration is Beautiful). Da una parte, la fusione in acciaio di filo spinato coglie la pericolosa e radicata separazione fisica e mentale responsabile del persistere dell’ingiustizia, ma dall’altra la struttura-scacciapensieri in alluminio e i due neon evidenziano la necessità, oltre che la speranza, di un’attenzione sempre accesa su queste e altre battaglie. Ciò, perché da qualche parte c’è qualcuno come Andrea Bowers che, parafrasando la citazione di Che Guevara qui riportata in Feelings of love (2015), mosso da un profondo amore per l’altro continua a credere nella potenza dell’immagine come mezzo di autodeterminazione pacifica, al grido di DONT BE AFRAID TO DREAM, perché in fondo, forse, un mondo migliore è ancora possibile.
martina piumatti
mostra visitata il 31 gennaio 
dal 23gennaio al 28febbraio 2015
Andrea Bowers. Self-determination                                                                                                                         Kaufmann Repetto Via di porta tenaglia 7- 20121 Milano
Orari: da martedì a sabato ore 11.00-19.30, lunedì solo su appuntamento
Info: www.kaufmannrepetto.com; info@kaufmannrepetto.com

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