Daniel Silver (Londra, 1972) arriva per la prima volta in Italia con una personale decisamente contraddittoria. L’artista indaga la terza dimensione attraverso la scultura, mentre fa ritorno al bidimensionale con la decorazione su arazzi. Alla Galleria Shammah, infatti, espone cinque nuove sculture e svariati lavori di cucito appesi alle pareti come dei dipinti. Pur utilizzando due tecniche diverse, Silver arriva al proprio concetto estetico con estrema chiarezza. La scultura e il cucito diventano così due modi, utili a compensare i vuoti rubati che si sottraggono a vicenda. L’artista stesso sostiene che per ripararsi dalla forza usata nello scolpire ha bisogno di stemperare col cucito. Secondo Silver, infatti, la prima è una presenza che sottrae materia, mentre la seconda è una tecnica che aggiunge e decora. All’interno di questi scompensi l’artista media la brutalità della presenza con la dolcezza dell’immaginazione. Nella scultura, per esempio, Silver imprime la forma trasformando, “disturbando” legno e gesso. La tecnica che usa è primitiva ed espressamente non-definitoria, in superficie sono infatti ben evidenti i segni cavi delle schegge fatte saltare dalle subbie. La rapidità, la velocità e la sicurezza del non-finito, permettono comunque di far emergere un’inconfondibile impronta umana, anche se in parte nascosta.
In Making love in the summer (2006), interviene addirittura una colata di gesso liquido e rappreso a con-fondere l’abbraccio di due amanti. Ma la composizione volumetrica proporzionata e il sostegno dell’opera, entrambi suggeriscono la direzione per una corretta interpretazione della scultura. Silver infatti, assieme al gruppo, costruisce anche il sostegno, di modo da formare un tutt’uno inalterabile, dalla composizione all’esposizione.
Dunque, così come la colata di gesso serve a nascondere, quel tanto che basta per fare immaginare, anche i fili di cotone in superficie reinventano il disegno prestampato delle tele sottostanti. Quando Silver ricama, infatti, ricrea. Il piccolo punto che usa nelle tele è preciso e ben inserito nelle maglie larghe dei prestampati. Ma l’inventiva prevale sulla pazienza da dedicare alla tecnica del ricamo. I suoi arazzi sono delle vere e proprie composizioni che prendono spunto da forme e colori
ginevra bria
mostra visitata il 9 marzo 2006
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Mostra noiosissima e con un allestimento caotico.....ma la domanda mi sorge spontanea.....ma perchè c'è sempre bisogno di andare a prendere artisti stranieri di medio livello????? Sarà un forte insicurezza e poca competenza dei galleristi???? Ma!
Caro Jimmy, ma non sapevi che la nostra gallerista è una snobbina milanese con la puzza sotto il naso? E che in fondo la sua conoscenza dell'arte è pari a quella di Prodi?
E poi... che futuro ha il suo lavoro? In fondo è solo Secondary Market...
ben detto susanna!
Brutti cattivoni!! La mia amica fa proprio un bel lavoro come gallerista!!! Non è mica colpa mia se siete dei mentre voi scavate, noi due belle ed eleganti ci andiamo a prendere un bel birrozzo in Solferino e cerchiamo di concupire qualche ragazzotto... ha! ha! ha!