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fino al 28.III.2012 | Latifa Echakhch / Adrian Paci | Milano, Kaufmann Repetto

di - 12 Marzo 2012
Gran parte degli spazi esterni e interni della galleria sono dedicati alla mostra “Verso” di Latifa Echakhch: nel cortile, stretti tra gli edifici circostanti, sei pennoni senza bandiere facenti parte dell’installazione “Fantasia” presentata alla 54° Biennale di Venezia. Sulle vetrate della galleria, invece, colate di china nera che sembrano negare la divisione degli spazi quasi annullando il luogo stesso della galleria e i suoi contenuti; “Enluminure”, il titolo di questo lavoro su vetro, per materiali e modalità ci riconduce alla pratica più riconoscibile dell’artista capace di illuminare simbolicamente lo spettatore attraverso gesti semplici che rimandano a pratiche quotidiane. All’interno, sempre di Latifa Echakhch  l’installazione “MorgenLied” in cui un sistema di appendimento per quadri diventa una grande partitura musicale nella quale l’assenza delle tele suona come un’ulteriore negazione delle aspettative più comuni. A terra un mucchio confuso di sneakers, come quelle abbandonate dagli adolescenti prima di uno skin party. “Skin” è infatti il titolo dell’opera che compone un ritratto generazionale, ma rimanda anche a riti religiosi collettivi producendo in parallelo uno stato ansioso legato alle tracce inanimate di persone non più presenti. Nella seconda sala, ancora Echakhc, con l’opera dal titolo “Phantome”: una natura morta composta da una sedia su cui poggia uno strumento musicale a mano, coperto quasi interamente da un tovagliolo-fazzoletto; oggetti comuni che non possono altro che evocare  la storia di un proprietario assente. Alle pareti vi sono alcune tele negate perché coperte da carta carbone e inchiostro nero, materiali pronti al ricalco di un disegno mai svelato. 
Nella terza sala della galleria il lavoro di Adrian Paci dal titolo “She”: sedici acquatinte in bianco e nero, introdotte dalla poesia albanese di Ndre Mjeda che narra il dolore e la solitudine di una donna, Lokja. Ancora una volta Adrian Paci ci offre un lavoro che costruisce per sottrazione, a partire dal suo vasto archivio video che documenta nei primi anni novanta rituali di matrimoni tradizionali in Albania. Le incisioni, tra il disegno e la fotografia, ricompongono una situazione marginale, ritraendo il volto di una donna che emerge dall’orizzonte confuso nel quale si sta consumando la festa. Il suo sguardo, distante e segnato, sembra seguirci portando nel tempo presente un ritratto solenne e pacato, carico di un sentimento solitario e indicibile. Una distanza poetica che racconta il fluire del tempo e che è rafforzata dalle minime variazione del volto che, dai fotogrammi video, passano alla carta attraverso il segno dell’artista sulla lastra.
La doppia partitura di questa mostra sembra mettere in scena l’assenza di cui le cose, oggetti come opere, sono testimonianza silente: dilatato e visionario il lavoro di Latifa Echakhch, concentrato e solenne quello di Adrian Paci.
paola tognon
mostra visitata il 26 febbraio 2012
dal 16 febbraio al 28 marzo 2012
Latifa Echakhch – Verso
Adrian Paci – She, a portfolio of etchings
Kaufmann Repetto  
Via Di Porta Tenaglia 7 (20124) Milano
Orario: da martedĂŹ a venerdĂŹ ore 11-19.30; lunedĂŹ e sabato 14.00-19.30
Info: +39 0272094331,
info@kaufmannrepetto.com, www.kaufmannrepetto.com

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Laureata e specializzata in storia dell’arte, docente, critica e curatrice. Mi interessa leggere, guardare, scrivere e viaggiare, fare talent scout, ascoltare gli artisti che si raccontano, seguire progetti e mostre, visitare musei e spazi alternativi, intrecciare le discipline e le generazioni, raggiungere missions impossible. Fondo e dirigo Contemporary Locus.

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