Straordinario è l’aggettivo che meglio si addice all’evento, raro nel panorama delle mostre italiane, che permette di avvicinarsi a una delle storie più importanti del collezionismo internazionale. Importante perché nel caso di Wilhelm Suida (1877-1959) si intrecciano e si sovrappongono gusto, cultura e critica di inizio secolo. Lo storico d’arte viennese è ancora oggi riferimento imprescindibile con i suoi studi sui leonardeschi, su Bramantino, sulla scuola lombarda e genovese, punto di avvio di ricerche e rivisitazioni, liberi da preconcetti e che sono state il criterio guida delle sue acquisizioni perché, appassionandosi a ciò che studiava, andava man mano acquistando ciò che conosceva. La sua attività di docente a Graz fu interrotta nel 1938 per sfuggire alle persecuzioni naziste, riparando negli Stati Uniti con un impiego alla Kress Foundation come responsabile scientifico. La collezione venne intanto arricchita con gli acquisti della figlia Bertina e del marito Robert Manning, ma dopo la morte di lei rischiò un tragico smembramento. Fu solo la costituzione di due trust filantropici voluta dallo stesso Robert Manning che ne permise la vendita nella sua integrità al museo della University of Texas e così, nel 1999, il Blanton Museum ha preso possesso di 240 dipinti e 390 disegni venendosi a costituire come la raccolta d’arte europea più importante in America.
Quattro secoli di pittura sfilano davanti ai nostri occhi ed è impossibile elencare tutti gli autori rappresentati.
A testimoniare il precoce interesse per la scuola lombarda, segnaliamo la tavola quattrocentesca attribuita a Giovanni Ambrogio Bevilacqua e la serie delle drammatiche tele di Daniele Crespi e del Cerano. Mirabili poi anche i disegni italiani: una Sacra Famiglia di Raffaello Sanzio non oscura gli eccellenti studi di Morazzone, Guercino, Gaulli, de Ferrari, opere che le rigorose ricostruzioni storiche di Giulio Bora e del conservatore del Blanton Museum, Jonathan Bober, mettono in grado il lettore di comparare con gli esiti finali su tela o con gli influssi di altri modelli.
Gabriella Anedi
Una collezione che esprime il gusto di tre generazioni di collezionisti, improntati dal capostipite familiare: Wilhelm Suida, storico dell’arte formatosi in Germania e in Italia agli albori del Novecento.
Come Longhi e Berenson, Suida collezionava opere che rispecchiavano i suoi interessi culturali ed esprimevano la sua visione storica. Conoscitore di morelliana ascendenza e storico della scuola di Wickoff, opera una capillare ricognizione ed una conseguente rivalutazione di fenomeni periferici, che lo portano ad “attraversare” negli anni i centri di Milano e Pavia, a rivalutare la scuola ligure, a scoprire artisti del Canton Ticino, come il Petrini, e a prolungarsi infine verso Venezia.
La divisione della mostra in tre nuclei di dipinti, intervallati dai disegni, rispetta il percorso culturale e cronologico dell’evoluzione della collezione. La prima sezione è dedicata, infatti, alla scuola lombarda, oggetto da parte del Suida di precoci interessi: nel 1902 ad esempio già possiede la preziosa tavoletta del Butinone, della fine del Quattrocento, mentre la Madonna col Bambino a mezzo busto della cerchia del Bramantino, rimanda alla monografia sull’autore (e sul Bramante) del 1953. Mentre la rubiconda ed immediata figura di “ragazza” del bresciano Ceruti è anch’essa inserita nell’inventario del 1948-51. I dipinti seicenteschi in generale invece sono acquisti fatti dai Manning, come i due ombrosi e naturalistici dipinti del milanese Daniele Crespi. La seconda sezione, dedicata alla Liguria, ha come fondamento la prima guida su Genova di carattere scientifico, scritta da Suida nel 1906 e gli studi su argomenti genovesi portati avanti anche dalla figlia di Suida, che sigla con il padre la monografia su Luca Cambiaso del 1958. Il primo acquisto dei Manning è la Sacra Famiglia con Sant’Anna del Cambiaso, una scena a lume di candela, la cui sospesa atmosfera anticipa notturni caravaggeschi; altri sei quadri di Cambiaso sono poi entrati nella collezione.
Carmen Lorenzetti
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Secondo me l'idea è buona e bisogna riconoscerlo. Basta con le polemiche inutili e voyeuristiche: le recensioni sono davvero buone
E il numero di quelli che consultano un sito internet (soprattutto d'arte) è inferiore. Caro Kattivo, facendo il tuo ragionamento, si dovrebbe proporre il prepensionamento di tutti i giornalisti della tv e della carta stampata. Io, comunque, ritengo che un bel po' di gente abbia già sentito parlare di questa mostra, magari perchè incuriosito si è messo a sbirciare il quotidiano o la rivista femminile del vicino di treno o di autobus.O perchè, mentre si preparava la cena, ha visto un bel servizio alla televisione. Pensaci! In fin dei conti, Internet è ancora un territorio inesporato...
Minù che figa che sei!! mi piaci da morire!!!
Simpatico tu, caro Kaffiero cafone! Ovviamente qui cafone è inteso in senso dispregiativo.
ma la Minù non sa che solo l'11% dei cittadini legge il giornale? Si fa della squallida discriminazione? bleah
a me è piaciuto. E non compro il giornale!
Mizzeca quanto è antipatica sta Minù ma dove l'avete presa?
Vi è venuto nè più nè meno come le altre volte in cui l'avete tentato questo esperimento "alla carabinieri" (vedi mostra Terra a Palazzo Reale). Si finisce con il sapere le stesse cose da entrambe le comunicatrici con il rischio di arrivare stanchi alla fine della lettura. Per giunta le recensioni non aggiungono nulla a quando, da settimane, i principali quotidiani nazionali stanno pubblicando sull'evento.
deve essere davvero un evento grandioso!
Bella idea, davvero complimenti!!! Io amo il contemporaneo, ma anche grazie alle immagini mi avete convinto a fare un salto a Cremona..
Secondo me le mostre più importamti dovrebbero essere recensite così, con più contributi critici. Bravi!!!