Una ricerca artistica consapevolmente strutturata dal linguaggio tecnologico moderno, ben decisa però a scostare da sé tutti quegli elementi di fuorviante frenesia che irrimediabilmente investono le magnifiche sorti e progressive dell’epoca attuale.
Un demiurgo attento nel cogliere elementi della vita reale per poi decontestualizzarli da qualsiasi legame con il quotidiano e, quindi, magicamente deformarlo, ribaltarlo, elaborarlo secondo i dettami del linguaggio tecnologico, in una visione armonica il cui fine ultimo è l’elevazione della normalità.
Una normalità non più riconoscibile in questo gioco artificiale di passato e futuro, tradizione e modernità, in un processo alchemico che scavalca qualsiasi confine tra sogno e realtà, eterea perfezione e terrena banalità.
Un gioco alchemico che sceglie come protagonisti immagini mitologiche, bibliche, letterarie, lontani arcani visivi pronti a richiamare, inconsapevolmente, le nostre emozioni più profonde, i nostri sogni, le nostre esperienze, ed a risvegliarli dal loro lontano silenzio dimostrandone l’inalterabile valore catartico.
Basti citare La conversione di Saulo, di evidente ispirazione caravaggesca, o le immagini che rispecchiano la morbida linearità di Raffaello, l’intensa contrazione michelangiolesca, il modernismo compositivo di Rosso Fiorentino e Pontormo, in una sintesi stilistica e contaminazione temporale di assoluta originalità.
Sintesi stilistica che, nelle inquadrature più violente, nei verticalismi più esasperati, nelle turbolenze visive più inquiete, rimanda all’energico dinamismo del Barocco, alle moderne trasgressioni di Borromini, in una sinergia sconcertante di vitalismo, narratività ed eccitazione.
Una sinergia che, nella sua violenta dinamicità e polisemica sfaccettatura, non rifiuta metafore né allegorie, diventando parte di un linguaggio multidirezionale in cui convivono immagini, parole e musica, in una perenne irrequietezza che, tra sottile ambiguità ed irraggiungibile sacralità, fa sconfinare qualsiasi capacità razionale.
Tra accelerazioni e rallentamenti, volubilità e castità, timidezza e generosità, le opere di Paolo Consorti racchiudono fisicità che apparentemente fuggono qualsiasi privazione materica, nella fluttuante perfezione di corpi tesi a superare l’umana debolezza ed a cancellare qualsiasi incompletezza di un mondo artificiale.
Figure che, con la loro santità imperfetta, fanno rammentare la condizione di insuperabile relativismo dell’uomo, eterno Prometeo che solamente nella propria onestà, nel proprio coraggio e nel proprio valore morale, può trovare la forza per continuare una lotta feroce contro la prosaicità e frammentarietà quotidiana.
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Elena Granuzzo
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