La Galleria Riccardo Crespi presenta la seconda mostra personale di Marta Sforni, intitolata “Davanti”. In primo piano ci sono le sue opere che vanno sotto il titolo di Mirror.
Lo specchio è uno degli oggetti simbolici più significativi per la storia della civiltà umana e fondamentale nell’idea di identità. Qui, l’artista ci propone parziali riproduzioni di specchi, nelle quali l’unico elemento “a fuoco” è un particolare delle cornici, finemente lavorate e intarsiate che ricordano certe lussuose specchiere veneziane del Rinascimento.
In realtà, Marta Sforni, nata a Milano, vive tra Venezia e Berlino, anche se certe inflessioni tedesche del suo linguaggio sembrano prevalere, e una certa atmosfera veneziana, aristocratica, raffinata, pare aleggiare in sottofondo.
Il monocromatismo prevalente dei suoi quadri, declinato nelle varie sfumature dei colori rosso, verde e anche nero, è l’espediente per contribuire a immergere le immagini della parte riflettente dello specchio in una indecifrabile nebbia, in un “fumus” misterioso che simboleggia la difficoltà a riconoscere e riconoscersi, dove immagini fantasmatiche, ricordi, brandelli di pensieri vagano senza meta.
Marta Sforni, Mirror Fenice grande, 2017, oil on canvas, 135 x 110 cm.jpg
Che cosa sono gli specchi per Marta Sforni? Che funzione hanno? Se ci aspettiamo che possano essere portatori di rimandi intellegibili, che ci aiutino a comprendere qualcosa di noi stessi, dei nostri ricordi, delle nostre emozioni, ci illudiamo.
Che prevalga il rosso, come immagini colte in una stanza invasa dalle fiamme, come in un cuore tormentato da sentimenti di dolore e rabbia, o il verde, come certe superfici stagnanti dove le alghe che affiorano impediscono la limpidezza dell’acqua, rimandando a riflessi opachi e senza speranza, ci troviamo di fronte a un sentimento di impotenza, di incapacità nell’attribuire un senso alla vita e al mondo che ci circonda.
Il tutto esasperato dal beffardo abbellimento di un frammento di cornice, che con i suoi intarsi, decorazioni, volute, drappeggi baroccheggianti, ben evidenziati, sembra ricordarci l’effimera, vuota speranza racchiusa nei rituali formali e senza valore che sottolineano la nostra quotidianità.
Seguiamo il consiglio del critico d’arte Harald Theiss, che si è soffermato sulla pittura di Marta Sforni: “Se esaminiamo le immagini più da vicino, ci accorgiamo di una moltitudine di sfumature intermedie che variano tra piani reali e astratti, spazi esterni e interni, umori e stati d’animo”. Ma questo non ci tranquillizza molto.
Ci fa piuttosto tornare alla memoria i versi del grande scrittore argentino Jorge Luis Borges, che dello specchio aveva fatto uno dei suoi archetipi preferiti, anche se temuti, e diceva in una sua poesia intitolata appunto “Los Espejos”:
Io, che sentii l’orrore degli specchi
non solo in faccia al vetro impenetrabile
dove finisce e inizia, inabitabile,
l’impossibile spazio dei riflessi…
Ed è proprio questa impossibilità (un imposible espacio de reflejos) che rende il senso delle opere della Sforni dotate di una preziosa carica di coinvolgimento, che va oltre la luce e la tenebra, la profondità e la superficie e ha il merito di capovolgere questo desiderio di riflessione all’interno di noi. Con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Ugo Perugini
mostra visitata il 21 febbraio
Dal 22 febbraio al 28 aprile 2018
Davanti: Marta Sforni
Galleria Riccardo Crespi
Via Mellerio, 1 20123 Milano
Orari: da lunedì a sabato 11,00 – 13,00; 15,00 – 19,30
Info: www.riccardocrespi.com