Ormai da tempo letture critiche forse troppo accattivanti ma puntuali hanno messo in luce come gli artisti dell’ultima generazione, cresciuti metabolizzando videogames, fumetti, videoclip siano stati profondamente influenzati dalla cultura massmediale. Pentotàl segna un passaggio ulteriore. Alessandra Galletta, curatrice ed ideatrice del progetto, ci propone una
In una realtà di per sé mutevole e cangiante, a sua volta costituita da più verità ipotizzabili, il desiderio di vero può assumere diversi camuffamenti, esasperazioni, sembianze in bilico tra realtà e fiction. Il filo conduttore della collettiva è dunque nella risposta che ogni artista sembra dare a questo stimolo, unita al privilegiare la dimensione simbolica del quadro.
Nel catalogo ad ogni artista è abbinata una citazione filosofica e un’immagine prelevata dalla realtà vicina all’idea di verità (cinema, illustrazione, grafica, tv…), una sorta di riferimento costante per verificare la ‘composizione’ di Pentotàl.
Gino Lucente recupera un immaginario anni Sessanta e una figurazione dai tratti essenziali su sfondi netti dai colori vivaci; la sua verità è nell’uomo, nella storia di cui è protagonista strettamente legata al contesto che vive. I personaggi ritratti da Alicia Erba con segno veloce e leggero vivono delle situazioni improbabili (ma pur sempre possibili); attraverso questa sorta di corto circuiti visivi la realtà si conferma come una fonte imprevedibile nel generare situazioni stravaganti e spiazzanti. I dipinti di Gionata Gesi ci restituiscono una verità presunta, filtrata da una percezione alterata dell’ambiente. Le tele di Fabrizio Dori rappresentano progetti utopici, fini a se stessi, la cui bellezza trascende l’effettiva realizzazione e si compiace di vivere in una dimensione puramente eidética. La ricerca di verità di Vittorio Apa parte dal suo corpo, di cui fotografa e manipola digitalmente dei dettagli, poi dipinti e occultati da una tenue stesura di colore monocromo che vive di sottile e delicate
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francesca pagliuca
mostra vista il 23 luglio 2002
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Francamente, almeno per gli artisti della collettiva che conosco, mi sembra che la loro intenzione sia tutt'altro che la ricerca di una qualsivoglia verità. L’unica soluzione possibile al tema scelto appare sterile e pericolosamente fuorviante (del tipo gioco-di-parole: l’esistenza della verità è provata solo dalla sua negazione: la verità è che non esiste alcuna verità). Per Gilberti poi... non riesco a capire come si possa sentire a suo agio in questo contesto che pare danneggiarlo gravemente, più di quanto non gli giovi il mostrarsi nella prestigiosa vetrina di Cannaviello.
be, ogni critico si fa il suo quadretto generale...la Galetta pure, ma non prendiamoci per il culo sulla verità! Fatevi un giro sulle coste pugliesi o nelle dark room di alcuni locali. Galetta Galetta attenta all'acquetta.
alicia erba , apa ma stiamo scherzando?la alessandra galletta ha appena dichiarato il suo stato mentale completamente insano!!
il desiderio di verita si nasconde altrove.....se si fa una esposizione a tema si deve almeno fare una ricerca ....una buona ricerca di materiale artistico!!
dove sono gli artisti del sud a me sembra che
siano loro atrattare maggiormente questo rapporto arte-verita-realta'!!!
comunque la baracca e vostra i burattini pure che vi devo dire guardatevi lo spettacolo ma non vi aspettate da noi la richiesta di un bis!!
aspetta aspetta l'esigenza di dire le cose come stanno .........ma vaff...ecco come stanno