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fino al 28.IX.2003 Il Mito della Velocità – L’Arte del Movimento Mantova, Casa del Mantegna
milano
Auto sfreccianti, aerei in picchiata, giochi di luce, gesti immediati e significanti. Un immaginario caro ai Mantovani, rievocato attraverso opere del XX secolo, in ricordo del “Mantovano volante”. Con eccessiva attenzione al Futurismo…
di Marta Severo
Tazio Nuvolari muore l’11 agosto del 1953 lontano dalle piste, nel suo letto mantovano. La sua città, dopo avergli dedicato un museo, inaugura per il cinquantesimo anno dalla morte una mostra dedicata alla velocità, intesa come immenso bacino semantico in cui confluiscono le idee di movimento, di spazio, di corsa e molte altre.
La tappa iniziale non poteva non essere il Futurismo, come annuncia lo stesso sottotitolo della mostra Dal Futurismo alla Videoarte. “Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità” sentenziata Marinetti nel 1909.
Sicuramente attraverso i manifesti, le azioni e le opere, Filippo Tommaso Marinetti e i suoi compagni furono i primi a svelare il potere espressivo e il potenziale artistico della velocità e del movimento. La velocità è il nuovo che deve soppiantare il vecchio, è il dinamismo che sostituisce la staticità del passato, è l’automobile in corsa di Giacomo Balla, i paesaggi in movimento dell’aeropittura, i colpi dei cannoni della Guerra Mondiale. “Velocità attiva e velocità passiva; Velocità maneggiante e velocità maneggiata; Velocità modellante e velocità modellata; Velocità portata da diverse velocità e velocità portante diverse velocità” (Marinetti, 1916).
I futuristi scoprono il potere estetico della velocità attraverso l’accostamento dei colori, la commistione delle forme e il movimento delle linee di forza. Un nuovo bacino di immagini è svelato e si offre agli artisti dei decenni successivi. La mostra traccia efficacemente questo filo conduttore che attraversa il secolo scorso e arriva fino ad oggi. Oltre alle opere esposte, ci offre una chiave interpretativa, un trait d’union che mette in contatto un mondo creativo così variegato come quello del Novecento.
Purtroppo, l’attenzione della critica e degli stessi organizzatori della mostra tende a concentrarsi solo su questa parte dell’esposizione dedicata ai futuristi. Sono invece le sale successive a raccogliere le interpretazioni più stimolanti.
La velocità come il segno scomposto in movimento degli informali come Crippa e Emilio Vedova, come lo spazio che ospita il movimento dei tagli di Lucio Fontana, come il tratto originario e infantile di Hans Hartung. A queste espressioni più astratte se ne affiancano alcune più vicine all’immaginario comune come i décollage di Mimmo Rotella. La velocità non è solo quella degli oggetti in movimento, ma è anche quella dei giochi ottici e dei suoni utilizzati dall’Arte Cinetica e dall’Arte Programmata. Figure geometriche di colori opposti che sembrano animarsi; congegni meccanici che danno vita a storie che si sviluppano nella fantasia.
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Provincia di Mantova
marta severo
mostra visitata il 17 agosto 2003
Il Mito della Velocità. L’Arte del Movimento.
Dal Futurismo alla Videoarte.
Mantova, Casa del Mantegna, via Acerbi 47
orario di visita: 9.00-13.00 / 14.00- 20.00; sabato e festivi 9.00-20.00
ingresso: intero € 5; ridotto € 3
per informazioni: Gonzaga Point, Piazza Erbe 3, Mantova – Tel. 0376.220097
gonzagapoint@comune.mantova.it
a cura di Claudio Cerritelli
Visite guidate a partenza fissa sabato ore 16.00 – domenica ore 11.00 – 15.00 – 18.00
[exibart]
Premesso che visiterò la mostra solo nei prossimi giorni e che nel complesso mi sembra molto bella, interessante ecc. penso che, per quanto riguarda l’arte italiana, debba essere segnalata una grossa lacuna: l’assenza di Guido Strazza. Strazza, che fu un giovanissimo aerofuturista e in contatto con Marinetti nei primi anni ’40 e che nel dopoguerra ha partecipato agli sviluppo dell’informale italiano, può infatti essere considerato il vero erede del dinamismo segnico futurista, più di molti altri artisti che sono invece presenti. Le sue conferenze sul dinamismo dei segni di Balla, tenutesi alla galleria d’Arte Moderna di Roma negli anni ’80, sono inoltre esemplari nello svelare la “struttura” delle geometrie dinamiche futuriste. Peccato!