Difficile trovare il nome di
Conrad Marca-Relli (Boston, 1913 – Parma, 2000) associato a quelli di
Pollock,
Gorky o
De Kooning. Eppure egli ha condiviso con loro alcune delle tappe dell’epopea dell’Espressionismo Astratto, partecipando tra l’altro, nel 1951, al
Ninth Street Show, storica mostra del movimento, e dipingendo nel 1956
The death of Jackson Pollock, dopo esser stato chiamato a riconoscere il cadavere del grande pittore. Suona come un risarcimento a un protagonista talvolta trascurato, dunque, la grande mostra alla Rotonda della Besana. E, osservando le opere, si capisce quanto questo risarcimento fosse utile e necessario.
I lavori di Marca-Relli regalano la straordinaria opportunità di veder coniugate l’estetica statunitense ed europea del secondo dopoguerra. Proprio quando l’egemonia dell’impero artistico mondiale passa dal Vecchio continente all’altra sponda dell’Atlantico, l’artista non dimentica le sue origini europee, italiane per la precisione.
Notevoli già le prove giovanili in mostra a Milano, in cui Marca-Relli cerca la propria strada, ispirandosi convulsamente alle varie correnti dell’epoca, com’è normale per un esordiente. Ma l’autonomia arriva all’inizio degli anni ‘50, ed è un gioco notevole di sintesi e sottrazione. Di Espressionismo Astratto nel senso canonico del termine c’è poco, in mostra e nel
corpus dell’artista. Le forme istintive si organizzano ben presto in una struttura articolatissima ma estremamente coerente, eseguita con il collage. Pezzi di tela e metallo si assemblano e si saldano, i vari lacerti si compenetrano ma allo stesso tempo rimangono distinti, e così i loro contorni definiscono un movimento sinuoso e controllato. La sapienza della composizione è decisamente spiccata, altro tratto europeo della poetica dell’artista.
La parte centrale della mostra è la più sorprendente. I numerosi viaggi in Italia compiuti negli anni ‘60 determinano un dialogo fecondo con i migliori avanguardisti dell’epoca. Lo spettatore si può divertire a riconoscere nei singoli quadri le influenze di
Burri,
Afro,
Consagra,
Vedova e altri. È proprio qui che si mescolano l’arte americana del secondo dopoguerra e il suo superamento, determinato dall’incontro con la riscoperta di quella europea.
La coerenza di Marca-Relli negli anni successivi è ammirevole, anche se toglie qualcosa alla godibilità della mostra, introducendo un po’ di ripetitività. Ma le continue combinazioni e permutazioni riservano comunque sorprese e l’allestimento crea un panorama d’insieme avvolgente e in qualche modo rassicurante, anche se sempre stimolante. Fino agli ultimi due quadri del percorso, straordinari per l’intensità dimostrata dall’artista all’età di ottantaquattro anni, tre anni prima della morte, avvenuta dopo il trasferimento definitivo a Parma, alla ricerca delle proprie origini italiane.
Marca-Relli è dunque un protagonista “minore”, se comparato a giganti come Pollock,
Rothko e
Kline. Ma è un protagonista che vale decisamente la pena di conoscere e approfondire.