La metamorfosi, la
labilità respirano in Antonio Biasiucci (Dragoni, Caserta, 1961; vive a Napoli) che, amico
dell’ombra sfuggente, ammette come unica certezza il bianco e nero. Per il
resto, i testi critici e le stesse intenzioni dell’artista devono spesso
scendere a patti con la vita propria delle immagini, oltre che con lo sguardo
dello spettatore.Pure stavolta:
spazio espositivo disegnato da archi, volte, nicchie. Ce n’è quanto basta per
dare alla personale quell’aura sacrale che il fotografo campano avrebbe voluto
dissipare, pur attribuendo ai suoi lavori la definizione di Polittici. Ma non è detto che questa
atmosfera noccia alle opere. Soprattutto nel caso dei Molti, “mausoleo degli schiavi del
XXI secolo” già
visto al Madre in occasione della collettiva Barock, che in trasferta subisce
un’autentica rivoluzione nell’allestimento.Nell’istituzione
partenopea gli scatti (realizzati presso il Museo di Antropologia
dell’Università Federiciana) affioravano nel buio da bacinelle disseminate sul
pavimento, mentre nella galleria meneghina l’installazione viene ricompattata
sulla parete. Senza disperdere l’effetto teatrale, anzi agevolando la lettura
“drammatica” della luce, che qui batte contro i volti come un rosario di vocazioni,
baluginii che eleggono a un’imprevista resurrezione o al perfezionamento di una
nascita sospesa.
Alleggeriscono e
completano la mostra le due composizioni dei Pani, che confermano come l’ambiguità
sia la cifra – formale e ideale – della fotografia di Biasiucci. Le rustiche
pagnotte, pur legate a suggestioni pulsanti di manipolazione, lievitazione,
fuoco, premio per il sudore della fronte, possono di contro mutarsi in fossili,
pietre, crateri, meteoriti e, infine, assomigliare alle stesse teste dei Molti. La trilogia fluttua, volteggia,
e la diarchia vita-morte si dissolve in una dimensione porosa e vaga,
scompaginando i tempi, restituendo al quotidiano una radice arcaica e
misteriosa.Soglia dell’arcano,
isolata dal corpo espositivo principale, il “ritratto” di una testina conservata
nel Museo Anatomico di Napoli, sguardo vitreo e bocca aperta come una porta
sull’abisso. Retaggio del sentire profondamente campano dell’autore, dal punto
di vista antropologico – la familiarità con una morte che non è mai così
definitiva – e iconografico: alcuni indimenticabili primi piani di Mimmo
Jodice; la
smorfia del fanciullo terrorizzato dal prodigioso San Gennaro esce illeso
dalla fornace di Ribera; le tante maschere – in terracotta,
ad affresco, a mosaico – trovate negli scavi di Ercolano e Pompei.
Pozzi che
inghiottono la realtà, per ritrasmetterla col suono di mille echi. articoli correlati
La
personale milanese del 2008
Biasiucci
all’Ara Pacis
Al
Pan di Napoli
anita pepe
mostra visitata il
29 maggio 2010
dal
27 maggio al 28 luglio 2010
Antonio
Biasiucci – Molti
a cura di Marco
Tagliaferro
Galleria
Nicoletta Rusconi
Corso Venezia,
portone antecedente il 22 (zona Palestro–San Babila) – 20121 Milano
Orario: da
martedì a sabato ore 15-19
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39
02784100; fax +39 0277809369; info@nicolettarusconi.com; www.nicolettarusconi.com
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interessante.