Tutto comincia dall’intuito. La mostra dell’artista Maurice Mbikayi presso la galleria Officine dell’Immagine a Milano presenta dunque non soltanto lo sguardo alla ricca storia del continente africano, né solo la base teoretica della filosofia di Michel Focault, alla quale si riferisce l’artista.
L’espressione “Masks of Heterotopia” prende spunto dalla teoria che formula l’esistenza di spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi. Quegli spazi, come il famoso esempio dello specchio, non sono reali e sono fuori da tutti gli altri spazi interconnessi.
Per Mbikayi, l’Africa, soprattutto la città di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo), da dove l’artista proviene, e Cape Town dove attualmente vive, sono i grandi studi nei quali trova i materiali e lavora.
L’atmosfera, nel campo artistico chiamata “aura”, contiene tutto quello che ha formato l’artista (tutta la sua storia, le idee e la propria personalità) e ci permette, di conseguenza, di valutare l’importanza delle sue opere. Nei lavori di Mbikayi l’aura è decisamente presente.
Maurice Mbikayi, Masks of Heterotopia
Maurice Myukai fa derivare tutta la fonte dei suoi lavori fotografici, scultorei, video e performativi dall’immagine del triangolo rovesciato. L’artista parte dal punto di fondo della figura. Dunque non è lui che racconta tutto il mondo, ma è il mondo che si racconta essendo percepito dal artista. Come se ci fosse una certa linea dello sviluppo del pensiero nel mondo, che lui espone con le sue opere, continuando a confermare che la figura del artista rimane colui che sa più di tutti.
Le storie visuali sono assolutamente individualistiche e la loro paternità è riconoscibile all’improvviso. Collegamenti mentali tra i rifiuti elettronici (i vecchi cavi, computer, cellulari) e gli animali selvatici abitano le opere di Myukai. Va ricordato che tutto l’e-waste veniva portato in Africa da noi europei e in questo mezzo l’artista rintraccia il suo legame con l’infanzia sottolineando il vero uso che veniva fatto nella sua regione delle grandi scoperte del mondo occidentale.
Le sculture delle volpi fatte dalle testiere dei computer, gli strani vestiti che sembrano fatti dai grandi fashion designer, anche essi creati dalla spazzatura elettronica e finalmente, il video HD che presenta l’artista che simbolicamente distrugge le nostre tecnologie con i suoi piedi nudi, ballando la danza africana. Ed a noi piace, forse perché vorremmo imitarlo.
Dobrosława Nowak
Mostra visitata il 7 giugno 2018
Dal 7 giugno al 28 luglio 2018
Masks of Heterotopia
Officine Dell’immagine – Contemporary Art Gallery
Via Carlo Vittadini 11
Milano
Info: www.officinedellimmagine.it/