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Festeggiamenti in corso alla Lisson Gallery con la collettiva “Five /Fifty/Five Hundred”. Five, cinque, sono gli anni di vita della sede milanese, Fifty, cinquanta, li compirà nel 2017 la sede storica di Londra, mentre Five Hundred, cinquecento, quelli trascorsi, nel 2015, dalla morte di Leonardo da Vinci, con la cui vigna appena reintegrata confina il giardino della galleria e anche parte della percorso espositivo. Insomma, sulla carta parrebbe la classica mostra frutto di esigenze commerciali che sfrutta i pretesti celebrativi e la posizione strategica, praticamente appiccicata alla Vigna e al Cenacolo vinciano, per un aggancio postumo alle commemorazioni leonardesche del periodo Expo. Gli artisti arruolati sono solo grandi nomi dell’art system rappresentati da Lisson e che già hanno esposto nello spazio milanese.
Troviamo i big del concettuale pop, da Angela de la Cruz, Haroon Mirza, Florian Pumhosl, Jhon Latham, all’immancabile Ai Weiwei, a Richard Long, Shirazeh Houshiary, Spencer Finch, Christian Jankowski, a Ryan Gander, che curò qui la prima mostra della galleria, e ai due camminatori indefessi di Julian Opie, azzeccatissimi nel giardino, a fare da contraltare ai turisti che passeggiano tra i filari della celebre vigna inserita nel meraviglioso contesto di Casa degli Atellani.
Insomma, il primo colpo d’occhio parrebbe confermare il sospetto di un mero e legittimo, ci mancherebbe, fine commerciale. O forse no. Quello che sembra solo un allestimento patinato e un po’ sconnesso di opere in se’ magnifiche, a poco a poco diviene l’esemplificazione visiva perfetta dei meccanismi del processo creativo. I lavori esposti sono i depositi di quel flusso creativo anonima lì sospeso e sempre pronto a circolare di nuovo in chi li osserva per trasformarli nelle tappe imprescindibili di sensi inediti. Come l’icosaedro di Ai Weiwei che non potrebbe essere senza il disegno di Leonardo di cinquecento anni prima o la scritta Wow in neon di Jankowski che non esisterebbe se qualcuno non avesse appuntato i propri pensieri nel libro che accompagnava una sua mostra. Così il bellissimo white cube di Via Zenale si traduce per noi in un bianco interiore, in una tabula rasa su cui la creatività d’un tratto scorre ancora, il pensiero prende forma e, come sostiene Ryan Gander, nel momento più banale di un giorno qualunque ci troviamo a rincorrere un senso in grado di strapparci un altro wow.
Martina Piumatti
mostra visitata il 5 ottobre
Dal 22 settembre al 28 ottobre 2016
Five/Fifty/Five Hundred Lisson Gallery Via Bernardino Zenale 3- 20123 Milano
Orari: da lunedì a venerdì ore 10.00-13.00/15.00-18.00, sabato su appuntamento
Info: www.lissongallery.com; milan@lissongallery.com;