Nel 2000 s’inaugurava a Milano la Galleria MarcoRossi artecontemporanea in corso Venezia, con una mostra monografica di Giosetta Fioroni (1932). Dopo il successo dell’esposizione nel 2012 a New York e l’anno successivo alla GNAM di Roma, l’artista romana poliedrica e indagatrice delle potenzialità espressive dell’iconismo femminile, torna nella galleria milanese con un lavoro che intreccia vita, cronaca e storia.
Fu la protagonista del gruppo “La scuola di Piazza del Popolo” negli anni Sessanta insieme a Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli, la si riconosce per l’uso dell’argento e la figura per lo più femminile, come personale rielaborazione della Pop art americana con spiccata vocazione alla narrazione di un’intimità sottintesa, più che all’iconismo da manifesto. La galleria milanese espone una selezione raffinata della serie di carte d’argento raccolte sotto il titolo “Frammenti d’Argento” degli anni 1963-1973, tra queste spiccano quattro bozzetti realizzati in occasione della XXII Biennale di Venezia del 1964, l’anno della consacrazione della Pop art in Italia e la prima opera realizzata per la serie ispirata alla fiaba “Rosaspina. La bella Addormentata nel bosco”. L’uso dell’argento evoca le lastre argentee utilizzate dai fotografi nel corso dell’Ottocento, quando l’arte perde la sua unicità e comincia ad essere riprodotta in copia o in serie della stessa figura e identica scena. Per Fioroni l’immagine del corpo è il presupposto per scavare l’identità, in particolare femminile, oltre agli stereotipi della cultura pop, attraverso un linguaggio iconico e processuale insieme in bilico tra l’indiscutibile appeal estetico e sociologia, arte, vita, cronaca, storia e memoria.
Il suo sguardo analitico, critico nei confronti all’industria culturale, si nutre dei media e di nuovi materiali artificiali, in cui la figura femminile narra per sequenze e rivendica di essere persona e non solo icona, ponendosi come soggetto. Se l’impiego dell’argento in Warhol è il medium di un processo produttivo fotografico, chimico e impersonale, per Fioroni appare più fluido, liquido e trasparente come l’acqua: è un richiamo simbolico al principio femminile. Attenzione perché sotto le immagini delle sue seducenti dee della modernità, si celano complesse stratificazioni di segni, che invitano a riflettere questioni intorno alla rappresentazione del femminile, dalla storia dell’arte, alla pubblicità, al cinema al mito. I suoi ritratti icastici, di evidente matrice fotografica, emotivi e psicologici, colgono un dettaglio dell’abbigliamento, postura, carattere e mostrano una visione tutta dal dentro più che dal fuori, per soggettivizzare la personalità della donna come affermazione di un “io sociale” e dell’identità da scoprire, in particolare nelle opere del 1969-1975. Oltre alle carte d’argento, c’è un’apparizione, così come l’ha definita l’artista: una grande tela dedicata a Marilyn Manson, realizzata nel 2009, come simbolo della transessualità e trasformismo del volto, corpo dall’identità plurima contemporaneo, in cui espedienti cartellonistici in realtà celano da un lato una critica all’eccesso di estetizzazione dell’arte del presente, ma dall’altro alla sua consapevolezza di nuove e più complesse visioni e dinamiche di chissà quali ideali di bellezza e piacere immaginario della plasticità del corpo in cui , ancora una volta apparire ed esistere s’intrecciano in una trama misteriosa. Questo inedito ritratto dai colori acidi fa parte di un gruppo di 4 tele, ancora in fase di realizzazione dal titolo emblematico La Natura, La Guerra, La Bellezza.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 14 ottobre
Dal 13 ottobre al 28 novembre 2015
Giosetta Fioroni Frammenti d’argento (con un‘apparizione)
Corso Venezia, 29 20121, Milano
Orari: martedì a sabato dalle 11:00 alle 19:00