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fino al 29.I.2011 Giulio Paolini Milano, Christian Stein
milano
Era il 1996 quando Paolini scrisse La Verità, un testo in forma di enciclopedia. Dopo 14 anni ecco Dall’Atlante del vuoto, con 63 lemmi per 63 riflessioni. E a completare il tutto, nuovi collage...
coordinate temporali del suo farsi, fra l’arte e gli eventi politici, sociali e
intellettuali del suo tempo non vi è alcun rapporto, il fare artistico non
incide su alcuno di essi e non esercita nemmeno una funzione di testimonianza.
Arte e democrazia sono inconciliabili, non esiste un’arte democratica poiché la
democrazia si basa sui grandi numeri e da essi è garantita, mentre l’arte si
esprime in un codice per sua natura non indirizzato a un grande pubblico, i
suoi numeri sono ridotti per una sorta di condizione ontologica.
Il rapporto fra arte e società si fonda sull’equivoco di
un’equivalenza tra la pratica culturale e la volontà di comunicare; bisogna
abolire i fondi per le attività artistiche cosicché a emergere siano solo i
veri artisti, eliminando buona parte dell’odierna produzione artistica che
altro non è se non materiale di intrattenimento sul quale si fonda e prospera
l’industria culturale.
Questi i punti salienti contenuti nella prefazione di Dall’Atlante al Vuoto, l’ultimo libro di
Giulio Paolini (Genova, 1940; vive a
Torino). Si tratta di una raccolta di riflessioni, motti di spirito e aforismi
ispirati da una serie di parole chiave disposte in ordine alfabetico, accompagnati
da una serie di collage realizzati per l’occasione e che troviamo in mostra
sulle pareti a circondare una copia del libro.
Il testo si apre con il termine Atlante, una voce che contempera aspetti intellettuali e
suggestioni mitologiche; l’artista pone questioni sull’atto di osservare e
sull’impossibilità di cogliere la verità più profonda di ciò che si osserva.
Vuoto è il lemma posto a chiusura del
libro ed esprime l’assenza di tesi e dimostrazioni sull’arte che solitamente
costituiscono il fulcro di un testo articolato per ordine alfabetico e che qui
invece conduce a un a sorta di indeterminatezza.
Nel mezzo altri 61 termini – uno dei quali anticipato su Exibart.onpaper nella rubrica, va da sé,
Lemma – sui quali Paolini si esprime,
tra i quali di particolare interesse è Ritorno
(senza andata), in cui troviamo la lettera con la quale l’artista motiva il
rifiuto a partecipare al Festival dell’arte contemporanea di Faenza, poiché la
parola o il silenzio dell’arte “sono
quanto di più lontano dall’ambito della comunicazione e della discussione
praticate dalle dilaganti kermesse di fiere e festival”.
Ed ecco che Paolini, da grande artista quale egli è,
dimostra una lucida coerenza rispettando quanto dichiarato nelle pagine
introduttive del libro, per cui la verità dell’arte è tale perché “estranea al linguaggio della comunicazione”,
quindi l’artista deve “scoprire dentro di
sé gli elementi di un linguaggio che non comunica nulla, ma che dice le cose”.
Dall’Atlante al
Vuoto è un libro
che merita perlomeno di essere consultato come una importante risorsa per
comprendere l’arte e il pensiero di uno dei più importanti artisti italiani,
così come la mostra merita la visita per osservare gli originali dei collage
presenti nel testo.
Con
Candida Höfer a Villa Massimo
matteo meneghini
mostra visitata il 24 dicembre 2010
dal 13
dicembre 2010 al 29 gennaio 2011
Giulio Paolini –
Dall’Atlante al Vuoto
a cura di Sergio
Risaliti
Christian Stein Edizioni
Corso Monforte, 23 (zona San Babila) – 20122 Milano
Orario: da martedì a venerdì ore 10-19; sabato ore 10-13 e 15-19
Ingresso libero
Info: tel. +39
0277099204 , fax +39 0276281141; info@christiansteinedizioni.com; www.christiansteinedizioni.com
[exibart]