21 gennaio 2004

fino al 29.II.2004 Tam Ochiai – Flocculescent Milano, Galleria Francesca Kaufmann

 
Moda, fumetti, disegno infantile e molto altro concentrati in un immaginario sospeso e affascinante. Popolato da creature femminili post-adolescenti con lo sguardo perso. Il tutto con un aiuto speciale. Quello di un gruppo di bambini che hanno…

di

Ochiai è nato e cresciuto in Giappone e si è trasferito a ventitre anni a New York, dove ha compiuto gli studi artistici. Il prodotto di questo percorso esistenziale è peculiare rispetto a quello di molti altri artisti “trans-culturali”: la compresenza di elementi culturali differenti non dà luogo ad una contrapposizione, si genera al contrario un’amalgama di fondo. I riferimenti alla moda, al fumetto, al cinema (diretti nelle prime opere, solo allusioni oggi) non sembrano il risultato della fascinazione per la cultura e gli oggetti pop occidentali di un giapponese trasferitosi negli Stati Uniti, ma potrebbero essere frutto dell’immaginario di ogni cittadino postmoderno. L’ormai classico mix contemporaneo di cultura alta e bassa.Tam Ochiai-White fricles-acrylic-color pencil-pencil on canvas-cm107x134
Le opere di Tam Ochiai (Yokohama, Giappone, 1967) ritraggono figure femminili ambigue, che guardano altrove. Sono magre, vestono abiti che ricordano gli schizzi per i vestiti di moda, ma possiedono un’intensità da geishe contemporanee. Queste figure sono collocate in ambienti sospesi: ampi sfondi bianchi, tocchi di colore, oggetti che compaiono qua e là. Sulla superficie dei dipinti sono visibili parti disegnate e segni di matita (disegno preparatorio non cancellato o elemento voluto?), parole, frasi, paradossali formule algebriche. Un quadro in particolare, sembra paradigmatico dell’arte di questo artista: un viso caucasico o nipponico completamente coperto dalla capigliatura, che non ne nega l’identità, ma la universalizza.
Stilisticamente l’arte di Ochiai fa chiaro riferimento al fumetto e al disegno infantile. Quest’ultima caratteristica viene amplificata dall’intervento ambientale che l’artista ha orchestrato nello spazio espositivo: alcuni bambini sono stati invitati a riprodurre sulle pareti disegni di Ochiai. Il loro intervento ha generato una stratificazione di rimandi (i bambini hanno copiato i disegni già volutamente “infantili” dell’artista, che poi ha a sua volta ritratto i bambini) ed ha sortito effetti sorprendenti: alcune riproduzioni sono molto simili all’originale. Ochiai amalgama dunque i suoi riferimenti con intenzionale ingenuità: il suo mix fra oriente ed occidente, cultura alta e bassa, moda e arte, sembra essere il prodotto di ciò che egli è, e nonTam Ochiai-Flight attendant-2003-acrylic-color pencil-pencil on canvas-cm152x203 una dichiarazione. Si tratta di un ecumenismo un po’ forzato? Il giudizio resta sospeso. L’intensità e la gradevolezza dei lavori segna un punto a favore dell’artista. La creazione un po’ pretestuosa di un ambiente che faccia da contorno alle opere fa invece sospettare una debolezza di fondo dei lavori.

link correlati
Un saggio su Tam Ochiai

stefano castelli
mostra visitata il 15 gennaio 2004


Tam Ochiai. Flocculescent
Galleria Francesca Kaufmann
via dell’Orso, 16 (centro storico) – Milano
tel.: 02-72094331
e-mail: info@galleriafrancescakaufmann.com
Aperto dal martedì al venerdì ore 11-19.30 e il sabato ore 15.30-19.30
Ingresso libero


[exibart]

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