La scelta di
Claude Viallat (Nîmes, 1936) rappresenta perfettamente gli intenti e le attività della Fondazione Zappettini, centro di studi e documentazione dell’arte degli anni ‘70, oltre che spazio espositivo.
La piccola rassegna in corso è infatti dedicata a uno dei maestri e fondatori del movimento Support-Surface, la cui breve vicenda, svoltasi nel sud della Francia tra il 1969 e il 1972, si muove parallelamente a quella del più noto Nouveau Réalisme. Eppure, nonostante il rapido scioglimento del gruppo, l’esperienza ha saputo produrre una profonda costanza nella riflessione e nella produzione di molti dei suoi esponenti. Sicuramente nel caso di Viallat, che ancora in queste opere (tutte datate 2006 e 2007) ripropone nuove varianti del consueto oggetto iconografico da lui scelto quasi quarant’anni fa e generalmente definito come un fagiolo.
È concretizzata la riflessione di Viallat sulla scomposizione dell’opera nei suoi elementi formali di base, la loro messa a nudo in assoluta indipendenza da caratteri personali, contestuali, simbolici.
La pittura è così portata a un “grado zero”, in cui sono presenti esclusivamente la superficie di supporto (non più mezzo per sostenere o contenere un’immagine, ma oggetto che occupa autonomamente lo spazio) e il segno e il colore, che costituiscono l’elemento iconografico, sempre uguale dunque indifferente, che rende possibile una libera sperimentazione di tecniche d’applicazione e stesura di materiali, poi in qualche modo annullata dal ripetersi del risultato.
Viallat opera su materiali di recupero: il supporto è sempre una tela di diversa provenienza. Sono così visibili le casuali irregolarità delle stoffe scelte: cuciture, bottoni, inserti, rovesci, oltre che la diversa consistenza data dalla trama del tessuto, vengono scoperti avvicinandosi alle opere e sono apprezzabili dalla rara occasione di poterle toccare con mano. La dimensioni variano moltissimo così come i colori utilizzati: alcuni più tenui, altri più squillanti, nessuna gradazione è esclusa.
La ripetizione, a cui molti artisti soprattutto del Novecento hanno fatto ricorso, è qui presente come ripetizione unicamente di se stesso. Sarebbe quindi interessante poter visualizzare i cambiamenti di linguaggio avvenuti nel corso degli anni, entro una poetica estremamente definita e al tempo stesso molto limitata. Infatti, l’aspetto teorico è fondamentale nel movimento Support-Surface, anche nel rapporto con le tendenze artistiche a esso contemporanee e nel legame con la critica letteraria strutturalista e col pensiero filosofico coevi.
È del 1968 la pubblicazione di
Differenza e ripetizione di Gilles Deleuze. In questo testo si trova, come nell’opera di Viallat, la dualità fra la molteplicità e la variazione del mondo e la riconduzione a qualcosa di stabile e identico, necessario al pensiero. In arte come in filosofia, si affaccia il senso del paradosso.