Era il 1863 quando Dominique Ingres dipingeva il Bagno turco, opera divenuta celebre per la perfezione, la bellezza e la sensualità delle donne al bagno. Era il 1876 quando Auguste Renoir concludeva Nudo al sole, languida fanciulla sul cui corpo al bagno giocavano i riflessi del sole in modo tanto innovativo quanto discusso. Ed era il 1905 quando Paul Cézanne stilizzava le linee e approssimava i contorni nelle Grandi bagnanti. E ancora Picasso, Matisse, e molti altri. La storia dell’arte occidentale guarda al tema iconografico della bagnante con l’occhio della consuetudine e del fascino classico. Con quel quid di sensualità che difficilmente scade nella volgarità. Sembra inserirsi in pieno in questo filone (che credevamo ormai superato, o forse appartenente più alla fotografia) Yang Qian(1959, Chengdu, Cina), artista del Sol Levante della scuderia Marella, con una serie di delicatissimi olii su grande formato, in cui il tema della baigneuse ritorna protagonista. In un gioco continuo di atmosfere rarefatte, liquide, acquose, l’artista coglie giovani donne nel momento intimo del bagno. Senza violentarne la segretezza, ma toccandone i tratti sempre da dietro una superficie appannata. I corpi e i volti svaporano in gocciole in primo piano, le labbra e i profili si perdono e si illanguidiscono nel tepore, gli sguardi e i pensieri si indovinano da dietro un mondo velato di ovatta. Il tutto trattato con colori tenui, polverosi, che vanno dall’azzurro al grigio, dal verde acqua al rosa antico. A creare un sapore orientaleggiante, teporoso e sensualissimo che evoca immediatamente l’aroma dell’incenso, della vaniglia, del talco. Unica concessione all’ironia contemporanea è un numero tracciato “con il dito” sul vetro appannato della tela: come quando si giocherella con un pensiero, con un riferimento da appuntarsi, con un richiamo immediato.
Per il resto l’artista cinese recupera un’atmosfera sognante che rivisita il filone iconografico del bagno femminile con affetto e nostalgia. A volte la tela sembra una vecchia fotografia stinta, a volte un cammeo delicatissimo in cui rinchiudere un profilo. A volte è uno specchio, a volte solo una superficie azzurra dietro a cui è quasi difficile immaginare i tratti. Ma sempre è l’eleganza a dominare, stemperando una sensualità che non è mai erotismo. Eppure la Cina è la grande protagonista del contemporaneo. Eppure Yang Qian è già un interprete di rilievo sulla scena artistica internazionale, dal P.S.1 di New York alla Biennale di Praga. Ma con I suoi lavori sembra di respirare un’aria d’altri tempi. E non si sente per nulla la nostalgia dell’attualità.
barbara meneghel
mostra visitata il 14 luglio 2006
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