A Busto Arsizio, in un edificio di origine industriale dalle soluzioni architettoniche di ascendenza Liberty, è ospitata, dal luglio 1999, la Fondazione Bandera per l’Arte. Si tratta di un nuovo polo culturale che si pone come obiettivo l’allestimento di mostre dedicate ai grandi maestri del ‘900 ed ai nuovi protagonisti della scena artistica nazionale ed internazionale. Dopo la rassegna inaugurale, “Omaggio a Bruno Munari”, lo spazio di Via Andrea Costa ospita, ora, l’esposizione “Fausto Melotti. Segno, musica e poesia”, allestita con il patronato della Regione Lombardia ed il patrocinio della Provincia di Varese.
L’ampia retrospettiva, che ha inaugurato il ciclo espositivo programmato per commemorare il centenario della nascita dello scultore trentino (Rovereto, 1901 – Milano, 1986), si svolge in contemporanea con le rassegne dell’Institut Mathildenhohe di Darmstadt (28 maggio 2000 – 10 settembre 2000) e del Wilhelm Lehmbruck Museum di Dursburg (17 settembre 2000 – 12 novembre 2000), in Germania.
Nello specifico, la mostra di Busto Arsizio – organizzata da Alberto Fiz, con la collaborazione di Antonella Commellato e Marta Melotti – presenta 90 opere tra sculture, disegni, acquerelli, tecniche miste, realizzate tra gli anni Quaranta e gli anni Ottanta, che documentano il rapporto dell’artista di Rovereto con la musica, la poesia ed il segno. I lavori esposti, in buona parte inediti, sono distribuiti su tre piani distinti della Fondazione Bandera per l’Arte, secondo il motivo ispiratore. L’esposizione prende le mosse dalla Musica, con opere su carta, eseguite tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, e sculture, quali “Canone variato I” (1967), “Arte del Contrappunto plastico n. 1” (1969) e “Concerto ad Hyde Park” (1973). Il secondo settore della rassegna è dedicato, invece, alla Poesia. Vi sono esposti tutti i libri d’artista illustrati dal Maestro trentino, tra cui “Il pesce e l’ombra” di Ezra Pound, “La canzone del polistirene” di Raymond Queneau e le poesie di William Butler Yeats e di Eugenio Montale. In mostra, ci sono, pure, i lavori di Fausto Melotti poeta e scrittore: 17 disegni inediti che compongono “Il figlio di Phasiphae” e la serie di acqueforti che accompagnano gli aforismi e le poesie, edite da Adelphi, nei due volumi di “Linee”. Anche questa sezione ospita sculture di forte evocazione poetica: “Antiscultura” e “Fantasia” del 1972, “Le colombe dal viso di fanciulla” del 1979 e “Parole” del 1980.
Il terzo piano della Fondazione Bandera per l’Arte è riservato, al contrario, al Segno, con l’intera serie degli “Alfabeti” su carta, realizzata tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, e le opere “La Torre di Babele” (1968), “Festa alla Torre di Babele” (1971) e “Le Torri della Città Invisibile” (1976), un’installazione ispirata a “Le città invisibili” di Italo Calvino.
La rassegna di Busto Arsizio non vuole, dunque, essere un’antologica, ma – come sostiene Alberto Fiz – “un viaggio nell’universo affascinante di Fausto Melotti, l’acrobata invisibile del ‘900”, un’occasione tesa a cogliere un aspetto importante della poetica dello scultore: la capacità di fondere nel processo creativo i vari linguaggi artistici, creando lavori raffinati ed emozionali nel medesimo tempo, all’apparenza elementari ed invece ricchi di rimandi culturali.
D’altronde, lo stesso Maestro trentino, ne “Lo spazio inquieto” del 1971, scriveva: “nello sposalizio delle arti è la loro vita. La poesia è tale se sposa il sentimento della musica, la musica lirica la poesia, la musica contrappuntistica è sposata ad un’idea plastica. L’arte pura è zitella. Così, gran parte dell’arte astratta non sposata al contrappunto, è zitella”.
L’Artista
Fausto Melotti nasce a Rovereto nel 1901. Dopo essersi laureato in Ingegneria elettronica al Politecnico di Milano, si iscrive all’Accademia di Brera, dove è alunno di Adolfo Wildt. Nel 1935, entra a far parte del Gruppo astrattista milanese ed allestisce la sua prima personale alla Galleria “Il Milione”. L’anno successivo, espone alla Triennale di Milano dodici grandi esemplari della “Componente uomo”. In Italia, le sue opere non trovano, però, attenzione né tra i critici né tra gli artisti. Il primo riconoscimento gli giunge dalla Svizzera nel 1937, con il Premio Internazionale La Sarraz. Nel dopoguerra, si dedica alla ceramica, per la quale riceve il Grande Premio della Triennale (1951). Un’esposizione del 1957, alla Galleria Toninelli di Milano, ripropone il suo nome al grande pubblico.
Da questo momento, Fausto Melotti espone in Italia e all’estero, ottenendo prestigiosi riconoscimenti: il Premio Rembrandt (1973), il Premio Biancamano (1977) ed il Premio Feltrinelli (1978). Si spegne a Milano, nel 1986. Alla Biennale di Venezia dello stesso anno, ottiene il Leone d’oro alla memoria.
Annamaria Sigalotti
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