Attingendo a quel
sostrato comune, Davide La Rocca (Catania, 1970; vive a Milano) accosta nella sua
produzione classicità dell’arte e risonanze dello star system, miti
caravaggeschi e miti di celluloide, fotogrammi e colpi di pennello, secondo
quella predilezione che fu già di Andy Warhol. Nel fare questo però ci mette
del suo: i soggetti raffigurati non sembrano voler sfruttare al primo impatto
la loro notorietĂ ; piuttosto, tramite un procedimento inverso, eluderla
silenziosamente o dissimularla alla ricerca di nuove possibilitĂ di lettura da
offrire all’osservatore.
Così Nicole Kidman in Grace e Grace seduta è stata fedelmente scansionata
dalle scene di The Others e ricomposta in minuscole unitĂ di grigi, fino a
spersonalizzarsi assumendo valenze classiche, alle quali lo stesso titolo
sembra fare riferimento. L’immagine occupa solo parzialmente la tela su cui è
stato steso un nero intenso, è una rifrazione iperrealista destinata a
sgranarsi se ci si avvicina troppo. Ancor piĂą mimetizzata Ninfetta, tratta da una breve sequenza
dell’ultimo Kubrick di Eyes Wide Shut, appare frammentata in una fantasmagoria di colori giustapposti
nella tradizione del Divisionismo europeo di fine Ottocento o pointillisme.
Ma il pezzo forte
della mostra è senz’altro l’imponente reinterpretazione in scala 1 a 1 della Vocazione
di San Matteo di Caravaggio, che troneggia solitaria
all’entrata della galleria, omaggio al genio barocco a 400 anni dalla sua
morte. Il piĂą cinematografico dei pittori italiani, oggetto di numerose
celebrazioni ufficiali, tra cui il memorabile excursus delle opere del maestro
tenutosi a Roma alle Scuderie del Quirinale, fornisce questa volta lo spunto
per un’interessante riflessione su contemporaneità e fruizione artistica.
Se Caravaggio usava la
luce nel modo in cui un regista usa la macchina da presa, dirigendola sulla
materia per strappare alla zona d’ombra volti e gestualità in base a un preciso
stratagemma espressivo, La Rocca scompone la luce bandendo il blu dallo spazio
di colore RGB (rosso, verde, blu), cosicché i restanti rosso e verde
aggrediscono la tela in tasselli irregolari. L’effetto ottenuto è quello di un
grande display che trasmette fastidiose interferenze, dilatate fino a cancellare
quasi del tutto proprio le parti su cui Caravaggio aveva puntato i riflettori.
Anche in questo caso è
come guardare il riflesso capovolto dell’opera attraverso una superficie
increspata, ma se a breve distanza il caos prende il sopravvento
irrimediabilmente, basta collocarsi a una manciata di metri dal quadro per
credere di riconoscere lineamenti e particolari dell’originale, in realtĂ
mancanti.
Prodigiosa persistenza
della retina o sbalorditivo effetto ottico? In che misura lo sguardo è
condizionato da ciò che è stato assimilato dalla mente?
Se realtĂ oggettiva e
processi percettivi s’intersecano al punto di rendere arduo il compito di
distinguerli, allora persino le grandi opere d’arte costituiscono il sistema
cognitivo umano, indirizzandolo a nostra insaputa, frame by frame. Caravaggio, prima che al museo, è
giĂ dentro di noi.
La Rocca da Cannaviello
Caravaggio alle Scuderie del Quirinale
giovanni riga
mostra visitata il 27
settembre 2010
dal 16 settembre al
29 ottobre 2010
Davide La Rocca –
Ritratti
Galleria
Corsoveneziaotto
Corso Venezia,
8 (zona San Babila) – 20121 Milano
Orario: da
lunedì a venerdì ore 10-13 e 15-19; sabato su appuntamento
Ingresso
libero
Catalogo con
testi critici di Arturo Schwarz e Gabriele Francesco Sassone
Info: tel. +39
0236505481; fax +39 0236505492; info@corsoveneziaotto.com; www.corsoveneziaotto.com
[exibart]
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