Dopo aver inaugurato lo scorso novembre la prima parte del progetto al Cultuurcentrum di Strombeek e al De Garage di Mechelen in Belgio,
Looking for the Border approda alla Fondazione Stelline di Milano con una serie di opere selezionate esclusivamente per l’Italia. La mostra, concepita come una finestra sul panorama internazionale dell’arte contemporanea, in particolar modo di quella concettuale, si sviluppa attraverso l’incontro fra Italia e Belgio, sia a livello artistico che curatoriale.
Il percorso espositivo, partendo dalle esperienze di due artisti storici come
Alighiero Boetti e
Marcel Broodthaers, si ricollega alle nuove generazioni, rappresentate da
Rossella Biscotti,
Dafne Boggeri,
Michael Fliri,
Geert Goiris,
Sophie Nys,
Matthieu Ronsse,
Luca Trevisani e
Sarah Vanagt, attraverso l’opera di
Guillaume Bijl e
Cesare Pietroiusti. Un percorso in cui “
la lucidità concettuale, accompagnata da una dimensione ironica” è analizzata sulla linea di confine tra arte e realtà. Il carattere costruttivo dell’arte su cui si fonda quello rappresentativo viene infatti indagato attraverso una serie di riflessioni sulla conoscenza che l’intelletto ha di sé, come coscienza e astrazione,
mentre l’’oggetto prioritario dell’attenzione degli artisti rimane il contesto sociale in cui poter analizzare la condizione fittizia dell’opera d’arte.
All’’interesse per le situazioni paradossali e lo scarto tra opera e oggetto di Bijl e Pietroiusti si affiancano l’analisi delle problematiche presenti nell’ordinarietà dell’esistenza di Trevisani, la riflessione sul rapporto tra individuo e natura di Goiris, la ricerca d’identità di Boggeri e Fliri, l’indagine sulla pratica artistica di Nys e, in particolar modo, su quella pittorica in relazione allo spazio e allo spettatore di Ronsse, la decostruzione linguistica e narrativa della realtà di Biscotti e Vanagt.
Attraverso l’uso di differenti tecniche, tra cui la pittura, la fotografia, l’installazione e il video, gli artisti consegnano allo spettatore la chiave per rileggere la realtà in un territorio che spazia tra l’iconico e l’ironico. Il progetto, inoltre, solleva la questione sui meccanismi che legittimano lo status di artista e di opera d’arte, prendendo le mosse dalle riflessioni critiche sull’arte e sui suoi confini, ancor oggi così attuali e pertinenti, di Boetti e Broodthaers.
Alternando da 1 a 100 e viceversa di Boetti e
l’Oeil di Broodthaers, oltre al
Bar di Radda in Chianti di Pietroiusti e
BAARD di Bijl, diventano così i punti di riferimento per una “
ricerca intellettuale, speculativa, il cui fine è soprattutto quello di giungere a una realizzazione poetica più che quello di incarnarsi in un preciso embrione formale, tangibile, e decisamente fruibile percettivamente”.