La mostra si snoda per un’intera ala della Triennale e ripercorre le tappe relative alle vicende, che legano la figura di Adriano Olivetti (1901-1960) con l’urbanistica del suo tempo, senza dimenticare di accennare agli sviluppi cui la disciplina fu soggetta nel resto del mondo.
L’esposizione ha l’intento di mostrare Olivetti non solo come semplice teorico dell’urbanistica, come è dai più considerato, ma di rafforzare l’immagine dell’imprenditore piemontese, quale promotore di iniziative volte alla stesura e alla realizzazione di piani urbanistici. Egli fu animatore dell’idea secondo cui nell’urbanistica vi è la possibilità di dare forma ad un disegno politico e culturale, come meglio spiegato nelle sue opere L’ordine politico delle comunità(1945) e Città dell’uomo(1960).
Le sue teorie si svilupperanno negli anni a venire attraverso la fondazione del Movimento Comunità (1948) e successivamente attraverso le Edizioni Comunità.
La sua proposta di modernizzazione dell’urbanistica tiene conto delle specificità locali, teorizzando un coinvolgimento diretto dei cittadini, nella fondazione di una nuova comunità.
La rassegna compie un excursus fra tutte le esperienze patrocinate da Olivetti, attraverso progetti, piani regolatori, pubblicazioni, riviste e citazioni.
Tra le prime iniziative si segnalano il Piano Regolatore della Valle d’Aosta, realizzato dalle firme più sapienti del tempo: una raccolta di Piani, fra cui quello per un quartiere d’abitazione ad Ivrea (Figini e Pollini).
La mostra non trascura di illustrare poi le iniziative, legate alla ricostruzione del Paese nel dopoguerra, che si concentrarono prevalentemente al Sud: Piano regolatore di Matera, in particolare il progetto per il Borgo residenziale La Martella, il progetto per il Villaggio Orto Nuovo a Cutro(Cz) e il Quartiere di San Basilio alla periferia di Roma.
Anche Ivrea ed il Canavese furono coinvolti in una serie di iniziative, alcune fallimentari come la stesura di un Piano Intercomunale che rimase sulla carta, altre invece che ebbero esito positivo, come il progetto per il Quartiere Canton Vesco o quello per il Quartiere Bellavista.
Con la prematura scomparsa di Olivetti, terminò la stagione dell’urbanistica italiana, che si illuse di far coincidere il disegno del territorio con la soluzione dei problemi sociali dello stesso. Tuttavia, benché da questo momento in poi l’urbanistica italiana si aprì a nuove sperimentazioni, le concezioni olivettiane costituirono un grande bagaglio culturale per le generazioni a venire.
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Cristina Pisanello
mostra visitata il 17/02/2002
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