Kiki Smith (Norimberga, 1954), naturalizzata statunitense, figlia d’arte, mamma attrice e cantante lirica, padre scultore: un’artista di fama internazionale riconoscibile per le sue figure sospese tra astrazione e figurazione che dagli anni ’70 indaga le tematiche della sessualità, l’identità e l’iconografia della donna e la femminilità nel suo ruolo sociale, così diverso dalla sfera intima, con profonda leggerezza e poesia. La silhouette femminile nella sua ricerca artistica diviene un presupposto formale e metaforico della perenne trasformazione della Natura, in cui la donna si pone in rapporto alla mitologia e alla fiaba per sperimentare diverse tecniche (pittura, scultura, disegno, stampa, incisione), inclusi i materiali tradizionali come l’oro, il vetro, il bronzo, la porcellana, il gesso, il lattice e la cera dapi. Kiki Smith tra gli anni ’80 e ’90 ha affrontato argomenti impegnati, come l’AIDS, il gender e l’etnia, inoltre ha rivitalizzato la rappresentazione di ruoli femminili stereotipati dipinti nel Settecento da Pietro Longhi, con una serie di piccole sculture in porcellana bianca e sono note le sue sculture di donne distese con serpente che avvolge il loro corpi, con questi e altri espedienti allegorici e simbolici ha affrontato il rapporto tra uomo e mondo animale, riflessioni sulle metamorfiche dinamiche della vita introdotte con il fine inventare nuove narrazioni in cui la mitologia classica si ibrida in maniera sinuosa con tematiche complesse intorno all’identità. Nei suoi lavori precedenti un tema ricorrente è stata la simbiosi ancestrale con l’animale, con lupi, cervi che generano donne, figure femminili sovrastate da gufi, vagine volanti simili a farfalle, per rappresentare il significato profondo della corporeità, esemplificati anche con sirene, uccelli, uccelli notturni innestati a corpi femminili.
Kiki Smith, Quest, 2017, Credit: Lorenzo Palmieri
A Milano, nella galleria di Raffaella Cortese, Kiki Smith dopo la sua partecipazione alla 57esima Biennale di Venezia a cura di Christine Macel, dove ha inaugurato la prima “Tavola aperta” ed esposto opere su carta realizzate a grandezza naturale su preziosa carta nepalese, tiene la sua quarta mostra personale, dove presenta nuove sculture e disegni realizzati nel 2016 esposti al numero 4 e 7 di via Stradella.
Sono opere diafane create per sondare l’inafferrabile mistero della vita nel volto femminile, e non trascurate i titoli sia dei disegni Gift, Sense, Utternance, Flurry, Seek, Pathology, Capture, Tilt, Hoping, Future Sense, sia delle sculture Send, Surge, Receive, Transmission, Conductor, Foreseen, evocanti azioni in svolgimento, di scambio dall’interno all’esterno. Come ha dichiarato l’artista “Sono disegni di teste che parlano e vedono, ricevono e ascoltano, trasmettono e chiedono nel mondo”. Nelle sculture come nei disegni la linea sinuosa è consapevolmente interrotta, diviene un segno di fragilità, di sospensione tra l’esserci e il non esserci, che allude caducità della condizione umana con sagome eteree fuori dal tempo che sembrano fluttuare nello spazio. Incantano i sui esili volti malinconici, silenti, impressi nelle sculture di bronzo come sindoni di vulnerabilità, paradossalmente forti, dall’energia totemica, che sembrano portare in superficie la nostra coscienza, rendendo tangibile una sottesa riflessione filosofica sulle origini della vita, sulla casualità dell’esistenza in cui istinto e ragione, anima e corpo, visibile e invisibile prendono forma. I sui volti femminili intagliati nel bronzo fondono il disegno con la scultura assumono un valore sacrale e si caricano di nuovi significati, sono forme totemiche grandiose e fragili nello stesso tempo, archetipi femminili eleganti nella loro essenzialità dalla forza primitiva.
Jacqueline Ceresoli
Mostra visitata il 29 novembre
Dal 30 novembre al 2 marzo 2018
Kiki Smith, Quest
Galleria Rafaella Cortese,
via Alessandro Stradella 1, 4, 7 Milano
Orari: da martedì a sabato dalle10 alle 13 e dalle 15 alle 19.30
Info: info@galleriaraffaellacortese.com
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Donna è invecchiamento.
Donna è giovinezza.
Donna è fragilità.
Donna è forza.
Donna è eleganza.
Donna è trascuratezza.
Donna è fecondità.
Donna è caducità.
Donna è eterea.
Donna è natura.
Donna è energia vitale, è la dea madre.
Kiki Smith riesce a trasmetterci tutto questo, con la sinuosità dei tratti su carta quasi velata e la marcata sicurezza delle incisioni su bronzo. Così come, al padiglione della Biennale di Venezia, è in grado di mostrare la donna nelle sue “gioie”e nelle sue “paure”.
Donna è fatta di contraddizioni e sono proprio queste a renderla unica e ineguagliabile.