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fino al 3.IV.2010 | Stephan Balkenhol | Milano, Monica De Cardenas

di - 26 Febbraio 2010
Se nell’arte contemporanea ha
ancora senso parlare di scultura come categoria specifica della pratica
artistica, questo termine continua ad adeguarsi compiutamente a un numero
sempre minore di autori: il tedesco Stephan Balkenhol (Fritzlar, 1957) è senz’altro tra
questi. Lo sa bene la sua galleria italiana, che dal 1996 gli dedica
periodicamente una personale e che, insieme alle molte altre partecipazioni a
mostre in musei e fondazioni italiane, ha fatto conoscere Balkenhol nel nostro
paese.
Il sapiente e personalissimo uso
del legno, la tecnica che esprime attraverso una raffigurazione sempre ridotta
al minimo, senza mai rinunciare alle qualità formali dei corpi, hanno fatto sì
che il lavoro dell’artista allievo di Ulrich Rückriem sia diventato riconoscibile e
apprezzato dal grande pubblico, grazie anche alle mostre in importati
istituzioni internazionali ma soprattutto alle occasioni di allestimenti in
spazi pubblici, all’aperto, dove Balkenhol – dando il meglio di sé – ha trasformato
attraverso le sue sculture, talvolta di notevoli dimensioni, alcune piazze o
luoghi periferici in monumenti temporanei.
Per questa nuova mostra, la
galleria propone alcuni lavori inediti accanto ad altri già precedentemente
esposti. Una serie di sculture, ricavate il più delle volte da un unico blocco
di legno, bassorilievi che appaiono qua e là più come tele dipinte che come
pannelli o formelle. In ciascuna opera è sempre visibile l’estrema attenzione
verso il controllo della forma, a come ogni elemento appare perfettamente
inquadrato, e allo stesso tempo ugualmente partecipe alla costruzione
dell’immagine finale.
Una riflessione, questa, che
immediatamente avvicina lo scultore Balkenhol ad esperienze artistiche a lui
coeve di artisti che hanno impiegato il medium fotografico concettualmente,
come il canadese Jeff Wall o i suoi connazionali Thomas Ruff e Thomas Struth. Allo stesso modo, Balkenhol
reinventa la forma semplicemente “guardandola”, e partendo perciò sempre da un
dato estremamente formale e oggettivo sulla realtà.
Al centro della galleria è
collocata l’opera del 2007 Sculpture Cross, struttura di legno a croce, simile a un
paravento, sulle cui facce sono scolpite in bassorilievo quattro corpi nudi,
maschili e femminili, che fanno pensare a una sorta di rappresentazione tra
Adamo ed Eva e una tavola anatomica. Così come nei personaggi ritratti
solitamente da Balkenhol, anche nei corpi nudi è estinta alcuna vibrazione
erotica, ma ogni sensazione viene lasciata al puro incontro con la superficie e
il calore del legno. I volti ritratti in quasi totale essenza di espressione e
pathos si mostrano come attori del teatro brechtiano e chiedono al visitatore
una partecipazione più di testa che di cuore.
Anche se le nuove opere in mostra
sembrano più dedicate ai collezionisti che al pubblico non pagante, è sempre
interessante notare la straordinaria sensibilità per i pigmenti che l’artista
utilizza per caratterizzare le superfici: talvolta lievi come una velatura
d’acquarello, altre volte così intensi e opachi da assorbire la luce.

Fra le altre opere esposte, merita
infine attenzione Holzschnitt schwarz (2007), un grande pannello in legno dove i segni dello
scalpello appaiono più primitivi e meno controllati, così come la campitura di
colore nero, simile a inchiostro che si posa sul legno, rievocando così
l’immagine di una grande matrice xilografica.

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videorecensione della mostra del 2008

riccardo conti
mostra visitata il 4 febbraio 2010


dal 4 febbraio al 3 aprile 2010
Stephan
Balkenhol
Galleria Monica De Cardenas
Via Viganò, 4 (zona Stazione Garibaldi) – 20134 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0229010068; fax +39 0229005784; monica@decardenas.com; www.artnet.com/decardenas

[exibart]


Visualizza commenti

  • La De Cardenas sta diventando una galleria per pensionati, poche emozioni mi raccomando, potrebbero essere fatali.

  • Blakenhol è sicuramente artista importante. Capisco anche che il suo consolidamento sia traducibile in ritorni commerciali. Ma certe proposte non sono così "consolidate" per sopportare questo affaticamento. Con la stessa cifra, per acquistare queste opere, si prendono opere molto più "storiche" ed importanti di altri artisti. Milano sta diventando il centro commerciale dell'arte internazionale più modaiola. Un po' di coraggio! Oggi milano mi sembra più periferica della provincia italiana da cui si può siguire agevolmente e comodamente quello che avviene nel mondo. Non c'è il coraggio per diventare laboratorio, per proporre un linea; un suggerimento che possa contribuire ad un dibattito sovranazionale.

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