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fino al 3.XI.2006 Luigi Presicce Milano, Antonio Colombo
milano
L’atto di crescita nasconde sempre un gran sacrificio. Con attributi più o meno visibili viene sancita una sorta d’iniziazione. Danze celebrative, riti collettivi e simbologie misteriose...
Luigi Presicce (Porto Cesareo, Lecce, 1976; vive a Milano) non è solamente un bravo pittore. E questo forse è chiaro da tempo. Ma se un pittore doc ha sposato linguaggi ritenuti più o meno lontani dalle raffigurazioni bidimensionali su tela (sculture, video, installazioni), lo ha fatto nel nome di una consapevole libertà di movimento tra i media a disposizione. Ciò non toglie che nel suo percorso di ricerca dipingere rimanga comunque un atto di riflessione, che consente allo spettatore di seguire passo passo le analisi etno-antropologiche dell’autore. Nel caso specifico l’attenzione è posta sui “passaggi”, gli attraversamenti tra le varie fasi dell’esistenza. Nei rimandi religiosi di alcuni titoli delle opere in mostra infatti (comunione, cresima) il riferimento ai riti di iniziazione è chiaro. Come è chiara anche la denotazione di una crescita avvenuta, non senza un anteriore sacrificio. A volte la penitenza è mostrata sotto forma di presagio, prendendo a prestito l’anticipo narrativo tipico delle parabole bibliche, come nell’inconfondibile copricapo indossato dal bambino in abiti da comunicando o nel cranio infantile dal quale sorge, indistintamente alla materia ossea, una mitra vescovile. Altre volte, invece, la denotazione di un avvenuto cambiamento è inequivocabile, si direbbe addirittura di natura traumatica (Crescita, 2006).
Questi rituali non appartengono ad una spiritualità contraddistinta e unica, anzi, sono spesso descritti tramite un crogiolo di simboli derivati dagli ambiti più disparati. “Ciò che interessa all’artista è questa riattualizzazione di un sapere diverso dai nostri più frequentati, quello razionale illuminista quanto quello religioso istituzionale, che sappia trovare una verità possibile anche nei saperi dimenticati, arcaici, popolari, mitici o magari superstiziosi” (dal testo in catalogo di Giorgio Verzotti). È in questo senso che bisogna vedere l’appropriazione di figure del pantheon pagano di area nordica, come il corvo, alter-ego della divinità, che ricongiunge l’uomo alle sue necessità primarie (la sacralità insita nella costruzione di un nido).
Riti d’iniziazione, spiriti della natura, vecchie e affascinanti credenze sulle quali sembra riflettere il cerbiatto antropomorfo in abiti monacali mentre osserva ostinatamente un crocifisso: “È la nostra finzione ad essere una devozione. Qualcuno deve dare l’impressione di credere. A mano a mano che la fede diminuisce in questo mondo, la gente trova sempre più necessario che ci sia qualcuno che crede” (da Rumore Bianco di Don Delillo, Einaudi, Torino 1999).
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Intervista a Luigi Presicce
claudio musso
mostra visitata il 22 settembre 2006
Ventidue perdoni, Luigi Presicce – Testo in catalogo di Giorgio Verzotti
Colombo Arte Contemporanea, Via Solferino 44, 20121 – Milano – orari di visita: dal martedì al sabato 16-19.30 (possono variare, verificare sempre via telefono) – ingresso: libero / +39 0229060171 (info), +39 0229060171 (fax) – info@colomboarte.com – www.colomboarte.com – catalogo in galleria
[exibart]
finalmente una recensione obbiettiva. C’è qualcuno allora da voi che sa scrivere.
Bravo Luigi.
Purtroppo non ho visto la mostra, ma il tuo valore non si discute!
ciao
concentrazione e raffinatezza: i miei complimenti
Prima la mostra viene attaccata come “da dimenticare” da s.n. sulla news “start tra luci e ombre”
adesso la recensione , almeno di altro respiro e non gratutita come il brutto articolo su start.
Qualcuno che sa scrivere tra di voi c’è, ma per certo la Critica è altra cosa.
Apprezzo da sempre Presicce!
Per me il suo lavoro è grande e si rinnova dandosi sempre una possibile apertura attraverso l’unione di mezzi d’espressione diversi.
Da sempre ,l’aria che si respira guardando la sua opera, è un continuo sognare in un reale fiabesco che ti porta lontano.
commenti unanimi non c’è che dire….
Caro Mario xxx, se lei è sul serio Mario Pagani, caporedattore di Arte e non un millantatore, lasci che le dica una cosa: la critica non sarà quella fatta da exibart, tantomeno però quella che viene stampata sul suo giornale. Cosa fate di grazia? Informazione, no. Critica nemmeno. Non me la sento dunque di augurarvi lunga vita. Quanto a saper scrivere..beh, su arte non c’è nessuno che lo sappia fare ad un livello superiore della 5 elementare. Poi da quando Arte è orfana di Sciaccaluga piange lacrime salate, Good Luck, Mr. Pagani-
ma siete ridicoli!!!!!!!!!!
Bisticciare su exibart è diventata la moda del momento per caso?
Comunque la recensione è realmente scritta benino… perchè non ammetterlo?
E’ il lavoro di presicce che è un po’ fiacchetto… ma questo può succedere a tutti gli artisti… perche demonizzare?
w lo zampognaro che suona la zampogna brindisina…
che ridere!!!
Cos’è una performance?
Ha ha ha!!!
Giovedì vengo a farmi quattro risate!!!!!
la nota copia di De Grandi!
ahahaha slalom, che simpatico! tu si che fai ridere!io c’ero giovedì, davvero una bella serata. ma chi come te non ha capito nulla del lavoro di presicce, non può capire neanche il concerto. Non hai orecchie per intendere, ma tranquillo, fai parte della maggioranza assoluta. buone risate!
A distanza di tempo quel che ha lasciato questa mostra è un risultato sufficiente, o quasi, ormai non è più l’usar diversi mezzi, pur trattando di pittura, ha destare pregio o innovazione. Anzi, oggi come oggi è l’esatto contrario. Si può ancora utilizzare la pittura bidimensionale è basta mantenedo legami con il lavoro precedente? Sì.
Al caro Presicce, forse, il vivere a Milano non gli giova molto, come qualcuno ha scritto: “Vivi a Milano? Fuggi prima che t’indurisca”.
purtroppo nella mia mostra di perdone c’ero solo io …addio stasera mi ammazzo …..
Caro Luigi,sono molti altri quelli che devono ammazzarsi,tu almeno sei bravo e sai fare varie cose…con la tua testa e con le tue mani e non con la testa e le mani degli altri.. cosa molto di moda……..
ma guarda un pò che scherzi beffardi fa il destino, scopri di avere un omonimo che è pure un coglione…speriamo si sia ammazzato davvero a questo punto, almeno facciamo un pò di pulizia.