Sono esposti dipinti di piccole e medie dimensioni di forte impatto cromatico che rappresentano città visionarie, scenari urbani, come documentano le sue “Dystown”: è l’emblematico titolo della mostra, dalle atmosfere rarefatte. Le sue non sono vedute oggettive, bensì panoramiche distorte, vorticose, dinamiche, adatte per sviluppi in 3D, vitalistiche utopie urbane dipinte con irruenti pennellate dal tratto rapido come schegge, definite da incroci di linee orizzontali e verticali che si intersecano intorno a cieli azzurrati dalle tonalità metalliche e trasparenti come dopo una tempesta. Meta-città e squarci prospettici dal basso verso l’alto, tagli obliqui, virate, prospettive impressionistiche e immaginarie, travi convergenti che tracciano “super-visioni” sospese tra figurazione e astrazione, concepite come studio ottico-percettivo per distorcere lo spazio e le architetture.
Seducono i suoi colori stridenti, acidi, che rompono la staticità del paesaggio urbano classico, rielaborano i codici dell’Espressionismo e del Futurismo e si confrontano con una idea di spazio distorto, in cui nulla è come sembra. Sono hyper architetture rielaborate in chiave contemporanea, che svelano paesaggi emozionali e forse anche nostalgie di un organico perduto?
Nella seconda e algida sala c’è un’altra prima mostra personale di Jason Gringler (1978, Toronto), dove troverete una maestosa installazione site specific da parete intitolata Untitled (Biography/second Version), realizzata con pezzi di specchi frammentati, che costituiscono strutture deformanti, forme, griglie asimmetriche. Volumi geometrici dal forte impatto scenografico, che insieme alle altre opere e collage a tecnica mista, realizzate tra il 2011-12, compongono la mostra intitolata “Black Mass”.
Sono opere che riflettono e trasformano lo spettatore in un protagonista di alterazioni di spazio circostante. Prospettive improbabili, sempre astratte, che costruiscono un nuovo paesaggio urbano e visualizzano processi di distruzione e volontà di costruzione. Paradossi che nell’assemblaggio mai casuale di plexiglas, specchi, acrilico, vernice spray, trasformano i materiali qui sezionati e sovrapposti in piattaforme che vivono di luce naturale artificiale. Gringler rielabora i codici dell’Astrattismo e del Minimalismo in chiave simbolica e attinge dall’iconografia della città da Metropolis di Lang (1927), fino a Inception (2010) di Nolan. Gringler è violento, irruento e sublime nel suo racconto di città cannibalizzate dai media e dagli architetti, Kobe più metafisico e contemplativo.
Jacqueline Ceresoli
dal 26 settembre al 3 novembre 2012
Martin Kobe – Dystown
Jason Gringler – Black Mass
Brand New Gallery
Via Farini 32 (20159) Milano
Orario: da martedì a sabato, dalle 11 alle 13 e dalle 14.30 alle 19
Info: +39 02 89053083 – info@brandnew-gallery.com – www.brandnew-gallery.com
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