Se il cambiamento climatico può essere affrontato soltanto con una diversa ripartizione dei poteri economici, come afferma Ressler, ciò significa che lo stato attuale della società è “
contro natura”. La distribuzione delle ricchezze e delle conoscenze sul pianeta ha infatti determinato il suo deterioramento, un processo che non può essere affrontato in altro modo se non ripensando il sistema da zero.
Il film
An Inconvenient Truth, racconto biografico di Al Gore diretto da
Davis Guggenheim, segna il punto zero nella ricerca di
Oliver Ressler (Knittelfeld, 1970; vive a Vienna) sul global warming. Da qui in poi non si tratterà più di comunicare all’opinione pubblica un’urgenza, ma d’indagare la mediazione dell’evento stesso come strumento di discussione politica.
L’occhio di Ressler trasforma lo spazio dell’azione in uno stage teatrale in cui le regole della rappresentazione sono manifeste e, proprio grazie alla loro evidenza, possono esser interrogate e discusse. L’ingresso della galleria è chiuso da tende che fungono da quinta; oltre la soglia si ha l’impressione di assistere alla proiezione dal retro su uno schermo cinematografico. L’installazione mostra 96 immagini scattate durante i cortei e il presidio formatisi nella cintura intorno al sito della centrale elettrica. Tre slide show affiancati costruiscono un discorso continuo, intervallato solo dalla narrazione degli avvenimenti e dalle riflessioni scritte sulle cause della protesta. Una proiezione di sedici minuti su una parete lunga circa diciotto metri.
La dimensione virtuale dello schermo è oltrepassata una seconda volta dagli altri tre lavori che compongono
For A Completely Different Climate. Ora però la prospettiva dello sguardo è di nuovo quella d’uno spettatore seduto in poltrona. Tre lightbox contengono immagini retroilluminate che evidenziano simbolicamente l’esposizione degli eventi al pubblico. Scene di perquisizione e polizia con telecamere in mano per documentare gli accadimenti sono montate accanto ai fogli di fermo accumulati da Ressler durante il lavoro sul campo. L’immagine di un dimostrante musicista, giustapposta a quella di un uomo in giacca e cravatta, steso a terra, ironizza sulla pericolosità attribuita dall’informazione ai disobbedienti.
Al di là della pretesa di una resa oggettiva del reale, la documentazione di Ressler indaga i meccanismi che costituiscono la mediazione dall’evento al pubblico. Il soggetto della sua narrazione è proprio quell’esposizione mediatica che trasporta le ragioni di una protesta da Kingsnorth, nei pressi di Londra, all’opinione pubblica mondiale. Un processo nel quale i significati politici della documentazione stessa divengono prassi demistificatoria contro gli stereotipi dell’informazione in una società profondamente gerarchica.
Lo spazio dell’arte è allora quel luogo discorsivo dove la rappresentazione dell’attivismo può esser condotta oltre i clichè prodotti dalla propaganda. In questo senso, il lavoro di Ressler è un processo liberatorio, di emancipazione dagli schemi linguistici e culturali a cui sono condizionati i mass media.
Oliver Ressler è infatti un “mediattivista”. Nel suo lavoro, la ridiscussione delle gerarchie della società contemporanea passa necessariamente attraverso quella dei metodi e dei valori tramite i quali la società viene rappresentata.
For A Completely Different Climate.