“Non voleva proprio essere considerato come artista ‘di professione’ […] preferiva fare arte come se la si mettesse insieme on the road (proprio come la sua vita), utilizzando i materiali che gli capitavano: involucri di caramelle e foto di riviste porno economiche”: così Allan Kaprow, uno dei protagonisti del gruppo Fluxus, ricorda Al Hansen (New York, 1927 – Colonia, 1995), al quale lo Studio Lattuada dedica in questi giorni una mostra curata da Chiara Zanfi e su cui è uscito un libro presentato alla GAM di Bologna.
Hansen, allievo di John Cage alla New School For Social Research, partecipa fin dagli inizi all’avventura di Fluxus, movimento artistico trasversale e vivacissimo nato a New York verso la fine degli anni Cinquanta e presto diffusosi attraverso il continente europeo, e ne diviene uno dei principali animatori. Il
E proprio a Milano nel 1994, un anno prima della prematura scomparsa, Hansen conferma il suo carattere di “guitto” indomabile organizzando presso lo Studio Lattuada la performance Vota Arte, nella quale l’autore si fa trascinare per le eleganti vie del quadrilatero della moda, fino in Piazza del Duomo, adagiato su una barella mentre declama ad alta voce brani dal Principe di Macchiavelli.
Oggi, la stessa galleria, oltre ad alcuni interessanti materiali d’archivio e alle registrazioni video delle performance, ospita una ricca selezione di opere che illustrano la parte meno “evanescente” del lavoro dell’artista: collage e assemblage, tra Kurt Schwitters e Nouveau Réalisme, nei quali prende forma la sua ossessione per l’eterno femminino, cifra stilistica immediatamente riconoscibile che la curatrice definisce come “la composizione dei vari oggetti, alla ricerca della bellezza universale, nella forma del corpo
In mostra anche le grandi tavole circolari della serie A visitation of Fantoms, presentate in occasione dell’omonima mostra presso lo Studio Morra di Napoli nel 1990, sulle quali l’artista applica il calco in gesso del proprio volto, come un’allucinata maschera funeraria che campeggia tra i simboli della Nazione Americana (i colori della bandiera a stelle e strisce, le penne dei copricapo indiani) e altri oggetti d’affezione.
Completano la rassegna alcuni lavori più recenti: ironiche e affettuose a un tempo, sono icone in stile fumettistico dedicate agli amici di sempre (John Cage, Nam June Paik, Joseph Beuys, Allan Kaprow, George Maciunas, Dick Higgins, Ben Vautier…), che con Hansen hanno condiviso l’entusiasmo (e le ingenuità?) di un’epoca che credeva di cambiare il mondo cambiando l’arte.
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matilde marzotto
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