E
così ci siamo arrivati, di nuovo. La mistica semiotica dell’arte che si era
divertita quasi cinquant’anni fa a fare proprio il linguaggio pubblicitario –
con i vari Liechtenstein e Warhol – e, ormai
trent’anni fa, a rinnovare spazi, segni e supporti seguendo la sub(way)-culture
di Haring e Basquiat, scende oggi nelle piste
metropolitane proprie degli skater per assimilarne stimoli e visioni. E,
in maniera analoga a quanto accaduto con gli illustri predecessori – pur con le
debite differenze e rispettando gli ordini di grandezza -, anche Raphaël Zarka (Montpellier, 1977; vive a Parigi) applica
una patina di leggera immediatezza a una riflessione formale e concettuale di
studiata e calibrata profondità.
Storico
e teorico dello skateboarding, Zarka riconosce in uno dei suoi
saggi sull’argomento come questa disciplina abbia “modellato lo sguardo di
chi la pratica”. Ecco dunque che quello sguardo, quello specifico
costrutto formale, diventa un filtro inedito; una lente imprevista attraverso
la quale leggere l’universo sensibile.
Il
lavoro di Zarka in mostra a Milano si snoda allora lungo due binari paralleli,
entrambi stesi nel tentativo di congiungere riferimenti alti e cultura pop. Da un lato
abbiamo la bizantina, maniacale indagine sul rombocubottaedro, poliedro
derivato dagli studi di Leonardo e Luca Pacioli, inseguito
da Zarka attraverso i secoli fino alla documentazione dei lavori per la recente
faraonica Biblioteca Nazionale di Minsk, progettata proprio secondo questa
forma; una ricerca significata da video, immagini, composizioni, ready made e object
trouvé, un lavoro di compilazione visuale “casuale” che testimonia la
presenza discreta di forme non comuni all’interno del nostro panorama culturale.
Se qui abbiamo la consegna del riferimento alto al contesto basso, sull’altro
binario procediamo in direzione opposta: con la poetica della cultura bassa, propria
della comunità degli skater, gonfiata verso l’assimilazione con
il riferimento alto.
Così
la scoperta – ancora una volta casuale e pertanto, a questo punto, scientemente
calcolata – di forme libere nello spazio, sculture in cemento a volte
addirittura involontarie, diventa occasione di analisi sull’essenza e la
funzione delle forme stesse, lette attraverso l’occhio meccanicistico dello skater,
che interpreta curve e linee nei loro rapporti dinamici.
Zarka
consegna agli atleti della tavola sculture urbane, piazze, cisterne abbandonate
e ne registra le interpretazioni. Il risultato, sorprendente, è di indicibile
armonia e completa frattura con l’usuale orizzonte delle cose. Quasi lo skater
sapesse diventare, in modo naturale, il quarto lato del triangolo, il
quinto del quadrato, e così via.
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mostra visitata il 16 marzo 2010
dal 20 gennaio al 30 marzo 2010
Raphaël Zarka – Rhombus Sectus
a cura di Marcello Smarrelli
Centre Culturel Français – Palazzo delle
Stelline
Corso Magenta, 63 – 20123 Milano
Orario: da
martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 024859191; fax +39 0248591952;
www.lecentreculturelfrancaisdemilan.it
[exibart]
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