-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino al 30.IV.2004 Stephan Jung Milano, Galica Artecontemporanea
milano
Una ricerca che domina il mondo pubblicitario regalandogli un’anima di colori a olio. Un nuovo modo di intendere la pittura che nasce dalla scomposizione digitale di oggetti. L’attuale competizione tra arte e media nel mercato dell’immagine…
di Carolina Lio
Stephan Jung (Stoccarda, 1964) divide la sua attività artistica in due periodi. Il primo arriva fino al 1992 e vede la realizzazione di opere al neon. Il secondo parte nel 1993 ed è incentrato sulla pittura. Entrambi seguono una stessa ricerca basata sulla luminosità, sulla grafica e sull’appariscenza del linguaggio pubblicitario.
La mostra alla Galica Artecontemporanea riunisce opere pittoriche realizzate negli ultimi due anni in cui i tre punti cardine della sua ricerca si ritrovano in ogni tela, aggiungendo un quarto elemento comune all’ ultima produzione: la struttura rigorosamente quadrangolare degli elementi che compongono le sue figure. Si tratta di oggetti di uso quotidiano, prevalentemente tratti dalle pubblicità, ingranditi e scomposti in modo da risultare irriconoscibili. Questa trasformazione avviene, prima che sulla tela, in una rielaborazione di foto al computer. Gli elementi dell’immagine vengono messi in rilievo come oggetti di propria autonomia c osì che il blocco iniziale risulta essere una composizione di numerosi moduli. Nella trasposizione sulla tela, Jung applica anche una particolare ricerca sul colore. I contorni dei suoi elementi sono tracciati sempre da un gioco di sfumature e contrasti che, oltre a sostituire il segno, danno un senso di profondità e volume. Usa tonalità sgargianti, incisive e brillanti, tratte anch’esse dal mondo pubblicitario, che emula nei colori e al contempo analizza per dominarlo e non esserne dominato. Agli stessi oggetti cerca di dare, dipingendoli e non lasciandoli come immagine rielaborata, una dimensione intima oltre che commerciale. Cerca insomma di trasformare la pubblicità in arte, piuttosto di far asservire l’arte alla pubblicità e nel testo del catalogo presente in galleria propone un calzante paragone: “… la funzione dell’artista a i tempi del mecenatismo ecclesiastico era in gran parte quella di fare della propaganda per un prodotto: la religione. Oggi, il prodotto è l’oggetto di consumo. […] Del resto pubblicità e media sono diventati i principali produttori di immagini con cui l’arte entra inevitabilmente in competizione”.
carolina lio
mostra visitata il 26 marzo 2004
Stephan Jung
Milano, Galica Artecontemporanea, piazza Bertarelli 4
orario di visita: dal martedì al venerdì dalle 15:30 alle 19:30; il sabato dalle 14:00 alle 18:00
ingresso libero
per informazioni: tel. 02 86984083
catalogo gratuito a cura di Alessandra Pace
[exibart]