Che questa sia la prima “personale” di un’artista intangibile, modellata in 3d, può ancora starci; che l’avatar, a differenza dei suoi simili, non ammetta nessuno specifico essere umano al suo controllo già complica più di un aspetto autoriale e rende l’inaugurazione finalmente un evento.
Gazira Babeli è ormai celebre per la sua emblematicità amplificata e si sapeva già che il magnetismo della sua incomprensibile natura non può affatto esser contenuto dal suo “habitat”, che già sconvolge ogni metodologia.
Questa forma femminile un po’ sinistra è infatti creatura dell’esperimento sociale Second Life, universo multi-utente virtuale che articola online un clone del mondo vero. Tutt’altro che gioco, ha guadagnato velocemente milioni di iscritti che si muovono nella comoda e gratuita ambientazione con membra di pixel incaricate di mediarne le interazioni. In SL ha già avuto luogo il primo sciopero dei sindacati confederali e un’operazione di ernia inguinale di fronte a tremila chirurghi connessi; noti politici vi hanno organizzato conferenze, e pubblicità o film vi si ispirano nutrendo l’immaginario collettivo, anche quello ignaro o refrattario al computer.
Spesso “
Gaz” vi ha lanciato le sue scenografiche azioni di carattere virulento, innocue ma degeneranti. Parodistiche invasioni di simboli del consumato patrimonio occidentale, messe in scena a sorpresa: l’incontenibile pioggia di punti di domanda scatenata da un
Caspar David Friedrich in sublime contemplazione del panorama, la proliferazione fuori luogo di banane warholiane durante una mostra degli
01.org, la cascata di pizze fiondate dal cielo contro un centro espositivo o l’allarmante congestione spaziale di centinaia di Super Mario Bros. È il pop che la ossessiona, ma anche la net art anni ‘90, il cinema di
Buñuel o
Keaton,
Yves Klein, i cartoon della Warner.
Da Fabio Paris espone diverse stampe, il video-trittico
Saint Gaz’ Stylite, una Pietà, alcune infiltrazioni nel sogno baconiano con tecnica “avatar on canvas”. Domenico Quaranta, curatore del catalogo, e Gazira avevano già “collaborato” a
The Gate, un passaggio intermediale fra la vita reale (all’iMAL di Bruxelles) e la “seconda”, che rendeva reciprocamente visibili i due piani esistenziali, permettendo un contatto diretto tra diverse costruzioni del sé.
L’oggetto ultimo dell’atto artistico di Gaz è precisamente la sua inedita stratificazione identitaria, in qualsiasi espressione del suo personaggio. Insinua un genere di performance quasi incorrotta, perché legata alle istruzioni in modo indissolubile e originario: i codici ne generano ogni manifestazione, e dal linguaggio informatico spingono quel suo corpo squadrato alla letteratura.