Sean Shanahan ha realizzato, nel piano inferiore dello spazio
espositivo, una serie di carte che rappresentano i “ritratti” dei suoi
stessi quadri, colti da un punto di vista “netto” della prospettiva:
disegni che simulano un ritorno alla dimensione dello studio, una specie di “vampirizzazione”
dell’atelier.
ripropongono i medesimi “ritratti”, in questo caso non perimetrati
all’interno di cornici, ma dipinti direttamente sul muro.
Ma,
come s’è detto, le novità non si fermano qui. Il piano superiore della galleria
è occupato infatti da opere recenti, monocromi su mdf ordinati in maniera tale d’armonizzarsi
mutualmente in una sorta di overlapping della visione: un risuonare
insieme di opere naturalmente
intuitive e puramente percettive, nessuna delle quali è soggetta alla sua
visione in sé e per sé. Ogni quadro è totalmente autonomo e “marca” la propria
sussistenza hic et nunc, ma
nello stesso tempo queste opere s'”inquinano” reciprocamente come per
alterare il senso dello spazio.
Shanahan è un pittore che non ha nulla da dire, piuttosto
ha qualcosa da mostrare. Il quadro è infatti un eidos, la manifestazione di un’idea, che in questo caso
coincide con la conquista del colore, la strenua ricerca di quella cosa in via
d’apparizione che non si ferma semplicemente sulla superficie del pannello mdf, ma
anzi la penetra sprofondandovi. Ma benché Shanahan abbia letto Wittgenstein, nulla
concede a derive “mistiche” del suo operare: codesti quadri avocano a
sé un’aura di calma e fissità, che solo per una fallace reminiscenza potrebbero
richiamare alla memoria la produzione, poniamo, di un Ettore Spalletti, spesso a lui associato: lungi
dall’esser “meditativi”, i monocromi di Shanahan rappresentano un
invito ad accostarsi alla soglia del colore, a stargli davanti guardandolo
tutto in quel blocco di mdf che assorbe sopra di sé la luce.
“What you see is what you see”, disse Frank Stella. Ma, sebbene questo memento ben si confaccia a un approccio
meta-teorico all’intrapresa fenomenologica di Sean Shanahan, d’altro canto il
percorso del pittore irlandese si caratterizza rispetto agli esiti del Minimalismo americano degli
anni ‘60 per un’insistita ricerca su quell’ossimoro che è la forma
materiale dell’opera.
Uno studio che potremmo dire della “sopportazione” del colore sulla
superficie pittorica.
L’artista in mostra a Lucca
mostra visitata il 25 maggio 2010
dal 25 maggio al 30 settembre 2010
Sean Shanahan
a cura di Silvia Pegoraro
Fabbri Contemporary Art Gallery
Via Stoppani,
15/c (zona Porta Venezia) – 20129 Milano
Orario: da
martedì a venerdì ore 10.30-13 e 16-19.30; sabato su appuntamento
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39
0291477463; info@fabbricontemporaryart.it; www.fabbricontemporaryart.it
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