-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Principio del moto, e della quiete, e anche ordine divino, per la quale tutte
le cose si muovono, e nascono e muoiono”. La natura, il suo incessante pulsare e la stretta
correlazione con la spiritualità sono protagonisti incontrastati del terzo
appuntamento di Little Circus, che ospita la più recente produzione di Silvia
Argiolas (Cagliari,
1977; vive a Milano). Muovendo dal presupposto che il fine ultimo della natura
è l’uomo e che esso è un connubio tra realtà terrena e realtà ultraterrena, tra
conscio e inconscio, spirito e natura derivano da un medesimo principio in
quanto “la natura deve essere lo spirito visibile, lo spirito la natura
invisibile”, per
parafrasare Schelling.
È un viaggio tra scenari silvestri
oscuri, sospesi tra incubo e sogno, dove l’umanità è rigorosamente integrata al
paesaggio e la notte incombe implacabile, minacciosa, avvolgendo ogni cosa.
Confondendo cielo e terra nell’evidenziare lo stagliarsi di fasci di fiori,
costante delle opere in mostra. Scie lievi come un soffio, come l’ultima
esalazione di esseri antropomorfi, ibridi talvolta mostruosi. Spiriti inquieti
che fuoriescono da corpi come conseguenza di un esorcismo, di ancestrali riti
panici celebrati al chiarore di una luna spettrale. In un’atmosfera silenziosa,
senza tempo né luogo, dove il sublime guarda all’orrore.
Archiviate definitivamente le
suggestioni neo-folk con innesti del Sol Levante, l’artista si addentra sempre
più nell’ambito nordeuropeo – da Peter Doig a Daniel Richter – edulcorando forma e colore ma
non le visioni metamorfiche allucinate, la complessa dimensione del disagio
esistenziale, le deformazioni di mente e corpo o i paradisi artificiali. Nella
superficie pittorica i cromatismi si fanno sempre più fluidi, si dilatano,
invadono e deflagrano lenti. S’insinuano dove non sempre si accendono le
stelle, tra alberi scheletrici, privi di fronde che inaspettatamente aprono
nuove prospettive, lasciando spazio a una natura improvvisamente rigogliosa.
Solo in apparenza maligna. Laddove il paesaggio non è sfondo o semplice cornice
bensì assoluto,
e la catarsi purificazione che affranca l’individuo dagli umani dolori.
La contemplazione della natura e
tutto ciò che ne consegue, dalla caducità dell’esistenza all’evoluzione e
trasformazione alle forze soprannaturali, tutto si concentra in I and I, ovvero nella trasmutazione da
corpo a spirito e non solo, se è vero che, citando Munch, “dal mio corpo in putrefazione
cresceranno dei fiori e io sarò dentro di loro: questa è l’eternità”.
A
Roma con, anzi contro, Giuliano Sale
mostra visitata il 4 settembre 2010
dal 23 giugno al 30 settembre
2010
Little
circus – Silvia Argiolas – I and I
a cura di Maria Chiara Valacchi
Antonio Colombo Arte
Contemporanea
Via
Solferino, 44 (zona Moscova) – 20121 Milano
Orario:
da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso
libero
Info:
tel./fax +39 0229060171; info@colomboarte.com; www.colomboarte.com
[exibart]