Siamo abituati a vedere corpi femminili che si espongono alla pubblica visione. Il nuovo ciclo pittorico di Donatella Izzo (Busto Arsizio, 1979; vive a Milano) presenta sì una serie di ragazze nude, ma decostruisce il discorso con forza estetica e polemica. Le donne dell’artista sono provocatoriamente esposte allo sguardo dello spettatore, e la logica è quella dell’ostensione. Dopo l’accoglienza delle tonalità calde ottenute con le terre, che attiva i circuiti emozionali del visitatore, qualche secondo dopo arriva come un pugno nello stomaco il corpo. Ostentato, proteso verso l’occhio di chi guarda, pronto a sfidare i confini costrittivi del quadro.
Si tratta di corpi parzialmente deformati e inquietanti. Le donne sono come bloccate nella loro posizione in modo da essere fruibili, talvolta con lo scarno pube bene in vista, proteso verso il mondo esterno. In alcuni casi sembra di osservare una crocifissione.
Le donne della Izzo irridono al modello femminile dominante, disponibile e docile. Esse fingono di offrirsi, di immolarsi, ma in realtà non sono per niente dimesse. Usano il proprio corpo per svegliare le coscienze assopite, e per evocare paradossalmente una forma di spiritualità. In effetti, l’artista sottolinea come il suo linguaggio pittorico abbia a che fare con una rappresentazione visiva della religiosità. E bisogna riconoscere che dalle opere si sprigiona una sensazione di raccoglimento, di ricerca della dimensione interiore che avviene proprio tramite il protendersi verso l’esterno, per poi ritornare a se stessi con rinnovata consapevolezza. Molta parte della suggestione è attribuibile alla tecnica, del tutto particolare. La fotografia iniziale, realizza
Nelle serie precedenti dell’artista i personaggi apparivano spesso rannicchiati, in posizione di apertura solo parziale rispetto al mondo circostante. Qui essi trovano il coraggio di esporsi, di sfidare lo sguardo altrui, mimando l’atteggiamento di sfida che l’artista stessa assume. Si tratta però di una provocatorietà non fine a se stessa, un’ostentazione diretta ma non smaccata, che trova contraltare nella raffinatezza formale e compositiva. Nelle ultimissime tele, esposte in mostra, i corpi hanno trovato modo di “rilassarsi”, forse in seguito a un processo di elevazione: essi giacciono distesi affiancati l’uno all’altro, condividendo lo spazio del quadro.
In definitiva, i quadri della Izzo mettono in immagini una delle tensioni eterne che animano la figura dell’artista, e l’uomo in generale: la ricerca di una riconciliazione tra materialità e impalpabilità, tra corpo e spirito. Una ricerca per natura interminabile: è già un ottimo risultato riuscire a raffigurarla, primo passo verso la sublimazione dei contrasti.
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