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21
maggio 2009
fino al 30.VI.2009 Francesco De Molfetta / Giuseppe Veneziano Milano, Angel Art
milano
Doppia personale per la nuova sede della galleria milanese. Dipinti e sculture che raccontano d’ironia e società, politica e storia. Tra la voglia di scandalizzare, il piacere di divertire e il desiderio di denunciare. Perché gli italiani, tutto questo, lo fanno meglio...
1986. Papa Don’t Preach. Madonna indossa la famosa maglietta con la scritta Italians do it better, promuovendo uno slogan che, in quel momento, rispecchiava anche un vero e proprio lifestyle. La signora Louise Veronica Ciccone di italianità ne sa parecchio, a cominciare dalle sue origini, e anche di moda, stile, sesso e mercato. Insomma, la sua è un’opinione più che rispettabile, a 360 gradi.
Hanno ragione Luca Beatrice e Giampiero Mughini a osservare, in catalogo, come il glorioso Paese del made in Italy non esista più: la maglietta di Madonna, che da sempre promuove marchi italiani – Versace e D&G per primi -, è diventata un souvenir da bancarella in un’Italia ormai periferia. Dell’eccellenza italiana forse, è rimasta solo, proprio pochi giorni fa, la Campionaria di Milano.
L’obiettivo di Giuseppe Veneziano e Francesco De Molfetta è la polemica contro un’Italia da rifare: la loro è una politica per tutti, a tratti disarmante nella sua ingenuità, altre volte divertente nel suo essere grottesca, a tratti irriverente ed esagerata.
L’italia di cui i due artisti si burlano è un’Italia quanto mai reale, che si schernisce e si compiace negli stessi luoghi comuni che le vengono attribuiti. Il nostro, del resto, è un Paese nel quale s’incontrano l’alto e il basso: ce lo ricorda Veneziano, in cui miti dal valore assoluto come Leonardo da Vinci convivono e contribuiscono a creare la nostra cultura con altri sicuramente “minori”, come Andrea Pazienza.
Superata da decenni la polemica sulla “bella pittura”, quella legata alla ricerca della perfezione nel tratto e nella stesura dei colori, l’attitudine “pop” nei contenuti di Giuseppe Veneziano (Mazzarino, Caltanissetta, 1971) si riflette anche nel suo modo di dipingere: stesure piatte di colori accesi e contorni marcati. L’artista non si pone il problema del politically correct, né nei contenuti né nella forma.
Altrettanto caratterizzato e piacevolmente riconoscibile il tocco di Francesco De Molfetta (Milano, 1979): un po’ il valore del fare artigianale, con la grande perizia di un miniaturista e la forza di modellare d’uno scultore. Nelle opere dell’artista lombardo, lo spazio diventa una scenografia, sulla quale oggetti e sculture diventano protagonisti di scene che possono essere lette talvolta come vignette umoristiche, altre come rappresentazioni teatrali.
De Molfetta e Veneziano fanno sorridere, fanno pensare, magari infastidiscono. Ma qualunque cosa facciano, ammettiamolo, la fanno meglio di altri.
Hanno ragione Luca Beatrice e Giampiero Mughini a osservare, in catalogo, come il glorioso Paese del made in Italy non esista più: la maglietta di Madonna, che da sempre promuove marchi italiani – Versace e D&G per primi -, è diventata un souvenir da bancarella in un’Italia ormai periferia. Dell’eccellenza italiana forse, è rimasta solo, proprio pochi giorni fa, la Campionaria di Milano.
L’obiettivo di Giuseppe Veneziano e Francesco De Molfetta è la polemica contro un’Italia da rifare: la loro è una politica per tutti, a tratti disarmante nella sua ingenuità, altre volte divertente nel suo essere grottesca, a tratti irriverente ed esagerata.
L’italia di cui i due artisti si burlano è un’Italia quanto mai reale, che si schernisce e si compiace negli stessi luoghi comuni che le vengono attribuiti. Il nostro, del resto, è un Paese nel quale s’incontrano l’alto e il basso: ce lo ricorda Veneziano, in cui miti dal valore assoluto come Leonardo da Vinci convivono e contribuiscono a creare la nostra cultura con altri sicuramente “minori”, come Andrea Pazienza.
Superata da decenni la polemica sulla “bella pittura”, quella legata alla ricerca della perfezione nel tratto e nella stesura dei colori, l’attitudine “pop” nei contenuti di Giuseppe Veneziano (Mazzarino, Caltanissetta, 1971) si riflette anche nel suo modo di dipingere: stesure piatte di colori accesi e contorni marcati. L’artista non si pone il problema del politically correct, né nei contenuti né nella forma.
Altrettanto caratterizzato e piacevolmente riconoscibile il tocco di Francesco De Molfetta (Milano, 1979): un po’ il valore del fare artigianale, con la grande perizia di un miniaturista e la forza di modellare d’uno scultore. Nelle opere dell’artista lombardo, lo spazio diventa una scenografia, sulla quale oggetti e sculture diventano protagonisti di scene che possono essere lette talvolta come vignette umoristiche, altre come rappresentazioni teatrali.
De Molfetta e Veneziano fanno sorridere, fanno pensare, magari infastidiscono. Ma qualunque cosa facciano, ammettiamolo, la fanno meglio di altri.
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Francesco De Molfetta / Giuseppe Veneziano – Italians do it better
a cura di Luca Beatrice e Giampiero Mughini
Angel Art Gallery
Via Ugo Bassi, 18 (zona piazzale Lagosta) – 20159 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 10-13 e 15-19
Ingresso libero
Catalogo Grafo
Info: tel. +39 0236561745; fax +39 0236561240; info@angelartgallery.it; www.angelartgallery.it
[exibart]
che porcata!!!
mandateli a spaccare pietre!!
Un pò di freschezza nel solito vecchiume!
Credo che artisti come Veneziano e De Molfetta diano uno slancio di vitalità e colore all’arte italiana. Ce ne fossero altri come loro!!!
bastano e avanzano, se ce ne fossero degli altri saremmo nella merda più assoluta, altro che freschezza…
giampiero mughini? ma che schifo!
ma come mai non sono andati in biennale! quest’anno mancavano loro.
Ingegnosi divertimenti educativi necessari a tutti.
Ma (i due lavori pubblicati) non sono ancora arte.
Veneziano disastroso, niente composizione, colori tamarrissimi,nessuna sperimentazione, solita cacca, da molfetta no comment..
curatore luca beatrice! puo’ curare art attack alla rai! riuscirebbe anche li a fare emergere le cose peggiori!