Uno scantinato nel centro, volte basse in mattone;
imbiancato a calce a battersi – infine sconfitto – con l’aroma di umido. Un
vecchio scannatoio senza pretese, mezzo night mezzo lupanare, oggi svuotato di mobili
– ci piace pensare un po’ kitsch – e incontri indecenti, per diventare la dependance
di una galleria
d’arte. È da trattato di museografia la panoramica sui nuovi nomi della videoarte
russa proposta a Milano da Nina Lumer. Lo è perché, nei giorni caldi delle dita
negli occhi in vista del Maxxi, risolve con una brillante inconsapevole
felicità lo iato contenitore/contenuto che, dai tempi del Gehry di Bilbao, torna di tanto in tanto
ad appestare gli animi.
Quattro volti giovani: il più maturo ne fa cinquanta
quest’anno; quattro nomi già emersi: tra biennali anche importanti (non manca
chi ha timbrato il cartellino lagunare, anche più volte) e appuntamenti di tendenza
come Manifesta.
Nella penombra pruriginosa del bunker di Nina Lumer si
incrocia la dirompente composta ritualità di Victor Alimpiev, che in La mia assoluzione spinge fino alle conseguenze
ultime i temi e i linguaggi formali già sperimentati in video come Il mio
respiro: la
tensione fra intimità del linguaggio e incomunicabilità si radicalizza nella
costruzione certosina dell’incomprensibile gestualità che anima le due flebili
figure raccolte. Arti marziali? Massaggi? Semplici tenerezze o piuttosto
sevizie fisiche? Non è chiaro e poco importa: a dominare la scena è la
minuziosa coreografia di gesti e silenzi, la formulazione di un lessico
famigliare universale.
Il tutto è più della somma delle sue parti: ecco quindi
che nei lavori di Anna Jermolaewa esplode vibrante e contagiosa l’analisi critica sul
gruppo; sull’idea di massa, sfibrata dagli anni del regime sovietico, e
restituita alla contemporaneità ormai dissanguata, derelitta, senza speranza.
Splendido Tre minuti per sopravvivere, con l’incontrollabile danza delle nevaljashka, bambolette “sempre in piedi” che
impazzano alla conquista dello spazio, in un climax di cieca violenza.
E interessante pure Verso l’alto, camera fissa che inquadra un
minuto di topi rabbiosi, costretti nella gabbia sottodimensionata di un mercato
messicano, mentre si arrampicano gli uni sugli altri in cerca della fuga. Pose
plastiche ben più umane che animali: come umana è l’inerzia, l’azione insistita
benché consapevole della inevitabile, leopardiana, sconfitta.
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francesco sala
mostra visitata il 30 maggio 2010
dal 16 aprile al 30 giugno 2010
Russia Today. Video arte dalla Nuova Russia
a cura di Antonio Geusa
Galleria Nina Lumer
Via Carlo
Botta, 8 (zona Porta Romana) – 20135 Milano
Orario: da
martedì a venerdì ore 15-19.30; sabato e mattina su appuntamento
Ingresso
libero
Info: tel. +39
0289073644; fax +39 0236505492; info@ninalumer.it; www.ninalumer.it
[exibart]
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