L’eterna battaglia fra la vita e la morte è il tema centrale della prima personale milanese di
Vincenzo Rusciano (Napoli, 1973) dal titolo evocativo
Deadline.
Tre sculture raffiguranti dei clown giocano e si relazionano con altrettanti teschi, sfoggiando un sorriso beffardo e di sfida verso lo spettatore. Plasmate con un gusto teatrale e barocco, le sculture paiono attori di una scena che si ripete sempre uguale. La forza di questa iterazione diventa un’eco che si propaga nello spazio della galleria. Il memento mori risuona in maniera spettrale nell’ambiente spoglio, dove lo spettatore è chiamato a giocare la sua partita a scacchi con la morte.
Si materializzano davanti agli occhi paure e fantasie di una possibile fine. Rusciano ci aspetta al varco delle nostre angosce più profonde, sembra ridere della superstizione che spesso caratterizza la tradizione della sua terra e ci sfida con il sorriso beffardo di un clown, compagno di giochi della nostra infanzia ma anche figura terrificante della filmografia horror.
Il linguaggio formale e materico delle opere di Rusciano è estremamente semplice e immediato, ma una pluralità di riferimenti culturali agiscono e si manifestano poi nella sua opera. L’universo poetico di Rusciano ha infatti attinto a piene mani nella tradizione campana, giungendo a coniugare elementi disparati provenienti dal teatro, dalla dimensione artigiana, dall’arte presepiale partenopea.
A tutto ciò si aggiungono i prelievi dall’immaginario infantile: il gioco e il ricordo compaiono attraverso le figure di clown, giostre di cavalli, manichini immersi in una dimensione fantastica e onirica.
Rusciano si impossessa di archetipi lontani e presenti nel ricordo di ognuno di noi, li consuma e li piega a nuove significazioni. Simboli di un immaginario candido e infantile, queste figure diventano spettri pronti a riflettere e indagare le nostre paure e le inquietudini più profonde. Le realtà a cui Rusciano ci sottopone sono fatte di contrasti e note dolenti, la leggenda e il mito sono rivissute alla luce delle tensioni dell’uomo adulto. I clown in mostra sono riferimenti al nostro vissuto quotidiano, impietriti da una malinconia inquietante; ci sfidano a interrogarci sul senso ultimo della vita e della nostra esistenza di individui, lasciando poco spazio alla fuga.
Le pause, i silenzi lasciati dalle sculture in galleria si frappongono a quesiti ancestrali e inquietanti. Il mondo degli adulti è oggetto nell’opera di Rusciano di una meditazione meticolosa e profonda. Con la sua riflessione, l’artista mette in atto la trasposizione dei desideri e dei sogni della nostra immacolata infanzia nella dimensione di una maturità mai completa, sempre alla ricerca di se stessa e di risposte per il proprio avvenire.