Entrando nella galleria la prima opera che si incontra è 24: una figura circolare, costruita con anelli concentrici, ospita nel centro un residuo fossile di una balena preistorica. Quasi un quadrante d’orologio, una sorta di manifesto delle tematiche care a Francesco Gennari: il tempo, la geometria e –addentrandosi ancora di più- la forma dello spazio e del tempo. I materiali scelti sono sempre levigati, precisi nel loro taglio. A questa sublimazione fa da contraltare l’incontro con il caso, con il reale, rappresentato da elementi del mondo animale (con le loro forme organiche, apparentemente imprecise e mutevoli) o mondo minerale (come nel caso di 24).
Un sentimento nichilista avvolge molte delle opere di Gennari, in più di un caso i “protagonisti” sono consegnati ad un destino che volge inevitabilmente al morire, al fermarsi. Come accade in Poco più di una semisfera dove un coleottero legato per una zampa ad una piramide di marmo nero, vola e può spostarsi unicamente in un area semisferica che ha come centro il vertice della piramide e come raggio la lunghezza del filo a cui è costretto l’animale.
Nell’altro lavoro in mostra, Ascensione, Gennari studia la forma del quadrato, importante topos del modernismo e leit motiv del bauhaus pensiero. Sovrapponendo strati di materiali diversi (legno, marmo, vetro) l’artista crea una piccola architettura dove il “tetto” di vetro è sorretto da quattro lumache disposte lungo il perimetro. Chiuse all’interno del proprio guscio le piccole creature sono state destinate a morire nella loro stessa abitazione. Quasi un sacrificio, che rende la costruzione simile ad un mausoleo o ad un altare votivo.
A quest’opera è legato il ciclo di fotografie M.M.C, una sorta di making of del precedente lavoro. Le quattro lumache vengono mostrate in una serie di scatti in clinico bianco e nero: sono ritratte fuori dal loro guscio o tra gli spazi interstiziali dei materiali che compongono la scultura.
Ed è ancora una fotografia Avendo se stessi come unico punto di riferimento, dove una lumaca bloccata in un ciuffo di panna è costretta ad indagare il mondo circostante senza potersi effettivamente muovere, e -come spiega il titolo- senza alcun punto di orientamento tangibile al di là della propria struttura.
Gennari procede con la stessa precisione e fascinazione per la geometria che può avere l’entomologo nel catalogare e disporre gli insetti nella propria collezione, compone opere che fanno i conti più con la natura delle cose in sé che con il quotidiano. La sensazione è di sospensione metafisica, quasi l’artista -pur continuando a lavorare entro i limiti della materia e della forma, del colore e dei volumi- volesse sempre stabilire un teorema matematico, una legge che regoli l’infinito e l’incommensurabile.
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Certo che c'è materiale per farsi un sacco di seghe mentali in questa mostra qui!
perchè non si lega lui ad una piramide acuminata...magari nudo, seduto sull'apice così prova tutto il suo sedere di gravità!
concordo, sono sadismi di chi tr**ba poco...o male comunque...
Cari signori
in realta' ritengo che seduti sulla cima della piramide aguzza a culo nudo ci siate seduti voi.....
Gran brutta cosa l'invidia di chi, probabilmente, affronta la carriera dell'artista senza alcuna velleita' particolare, e si trova di fronte ad un gigante di statura morale come Gennari....
Vi consiglio di andare a visitare la mostra prima di sputare sentenze e veleni.
Alberto
Concordo col signor Alberto