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al Center of Contemporary Art di Tel Aviv con Transit 3, passando per il Madre di Napoli
con un progetto mirato a mettere in contatto i giovani artisti napoletani con i
Paesi dell’area mediorientale, dove è presente anche con Observing Horizon, installazione site specific
permanente, situata nel villaggio di Bat-Yam, nella periferia urbana di Tel
Aviv.
Proviene invece da una
sua residenza al JCVA – Jerusalem Center for the Visual Arts l’ultimo lavoro di
Raffaella Crispino
(Napoli, 1979)
dal titolo No politics no war just simple stories, presentato nella nuova sede
milanese di Unosolo Project Room, gemmazione della galleria Unosunove di Roma.
Crispino ha viaggiato
molto, a New York, Berlino e in Giappone, assumendo su di sé la condizione di
visitatrice-esploratrice in transito attraverso culture straniere, a suo agio
in un continuo interscambio tra realtà e vicenda privata. La narrazione
compiuta si svolge in parallelo su questi due binari, esteriore e interiore, in
cui la novità della scoperta si ripercuote per associazioni e rimandi
intrinseci al proprio vissuto sociale e individuale. Il suo operare coinvolge
abitualmente video, foto, installazioni e disegni in un ampio raggio di
possibilità. A esse l’artista si accosta con particolare cautela e discrezione,
scavalcando possibili sensazionalismi e servendosi di un’estetica minimal che
riassume concentrazioni di significato.
Non fa eccezione
questa mostra. Una scelta misurata di elementi (15 scatti fotografici, una
raccolta di cartoline, due stampe persiane del XIX secolo, oltre a un video e a
una foto provenienti dall’archivio di famiglia) suggeriscono l’anima del luogo
nel tentativo di svelarne le contraddizioni, partendo sempre dal punto di vista
della gente comune.
C’è la villa faraonica
di un tycoon
locale attraversata all’interno dal muro di separazione israeliana, la
colonia-fortino di Har Homa con riferimento scolastico a una moderna torre di
Babele e ai gironi danteschi, il tema del cerchio che ritorna ossessivamente
nelle architetture spaziali e umane. Scendendo le scale della galleria si
giunge in una piccola cripta della memoria dove scorrono le immagini di
Lebanon 1984,
filmato amatoriale di 43 minuti girato in quell’anno dal padre di Raffaella
Crispino, pilota dello squadrone italiano elicotteristi, inviato a Naqura per
assicurare la protezione fisica dei palestinesi in un Libano devastato dalla
guerra civile.
Il video fonde
perfettamente il realismo del documentario a un certo romanticismo da cartolina
a sfondo familiare, alternando missioni di soccorso, eroiche trasvolate e scene
da spiaggia in un sorprendente amarcord personale che coincide con la
testimonianza di un’epoca. Ma ancora meglio riesce a fare l’ultima foto: un
uomo è in posa in un cortile con il volto coperto da una maschera e un
improvvisato costume da Papà Natale, sopra di lui un cartello con la scritta
“Giovane Italia” e più dietro l’immancabile sigla U.N. – United
Nations.
Come per il giovane
atleta che allunga il torace scultoreo nell’ingrandimento di uno degli scatti
esposti al piano superiore, mani e testa al di fuori dell’obiettivo, non è
possibile neanche in questo caso riconoscere il soggetto; l’immagine
restituisce solo un’identità negata. L’attenta osservazione del reale deve
cedere il passo alle impronte incomplete e ingannevoli della Storia.
Crispino
al Pan
giovanni riga
mostra visitata il 19
ottobre 2010
dal 22
settembre al 30 ottobre 2010
Raffaella
Crispino – No politics no war just simple stories
Unosolo Project
Room
Via Broletto, 26
(zona Brera) – 20121 Milano
Orario: da martedì
a venerdì ore 15-19 o su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39
0697613696; fax +39 0697613810; unosolo@unosunove.com;
www.unosolo-projectroom.blogspot.com
[exibart]