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fino al 30.XI.2002 Phil Collins – Becoming more like us Milano, Artopia
milano
I ragazzi di Belgrado e di Baghdad sono i protagonisti dei nuovi scatti di Phil Collins, giovane ed irrequieto fotografo e videoartista. Britannico di origine ma nordirlandese e slavo per scelta. Ma i giovani serbi e arabi sono davvero simili a noi?...
Di ritorno da un periodo di lavoro in una città lontana da noi come Baghdad, è deciso a dividere il suo attuale momento tra Belfast e Belgrado, capitali di un’Europa marginale, caotica e non allineata. La dimensione del luogo sembra fondamentale per Phil Collins, e le sue coraggiose scelte geografiche costituiscono il fulcro della sua poetica, prima esperienziale e poi intellettuale.
Sbocciato nel 2000 a Manifesta 3 in Slovenia e conosciuto per aver partecipato nel 2001 alla Biennale di Tirana, presenta ora in Italia Becoming more like us, mostra ospitata in un allestimento riuscito presso lo spazio Artopia di Milano. In una serie fotografica, Collins porta il nostro sguardo nei sobborghi di Belgrado, e ci fa incontrare i ragazzi in immagini rubate al momento, scatti immediati senza pose: giovani e giovanissimi delle strade di Belgrado, mentre “stanno diventando più simili a noi”. La metropoli serba si occidentalizza. Nati sotto un regime al crepuscolo e cresciuti nella confusione ideologica e materiale della balcanizzazione, hanno le stesse facce, gli stessi gesti, gli stessi atteggiamenti e gli stessi modi dei ragazzi delle città di mezza Europa, le stesse inquietudini e indecisioni, lo stesso bisogno di guadagnarsi la vita e lo stesso desiderio di andarsene altrove: per loro però “altrove” è sempre verso ovest, e questa è la spinta che li rende “più simili a noi”, simili e non uguali, loro che sentono il profumo fresco di un’Europa che a noi sa un po’ di stantio. Non è comunque esauriente leggere il lavoro di Collins in un’ottica esclusivamente politica o antroposociale: non si tratta di un reportage, sembra quasi di sentire la voce e di cogliere i sentimenti ed i pensieri dei giovani ritratti, tanto da condurre l’approccio con loro non con interesse sociologico, ma con puro trasporto umano. E come individui sono del tutto uguali a noi: nella sua individualità ognuno è diverso e al pari degli altri.
E’ difficile invece percepire come “uguali” i personaggi dalla forte caratterizzazione somatica mediorientale ripresi in un’incessante serie di primi piani frontali, soggetto di uno dei quattro video che completano la mostra. Sono iracheni. E’ gente di Baghdad. Il titolo della mostra diventa enigmatico. Simili a noi? Loro non tendono verso di noi, noi non vogliamo essere punto di attrazione per loro, non prevediamo niente di simile ad una “allargamento a sud est” e la loro cultura, talvolta, ci spaventa. I loro sguardi neutrali verso un obiettivo occidentale eppure amico li avvicinano empaticamente al visitatore milanese, che li osserva come in uno specchio, occhi negli occhi: loro non sono più simili a noi, né noi siamo meno diversi da loro: entrambi siamo uguali da un punto di vista umano.
In un altro video, una bizzarra intervista ad un giornalista americano inviato in Iraq, che si presta ad accettare un bicchiere di vino per ogni domanda, tanto da arrivare, da serio e impostato, ad un finale goliardico. Nel montaggio l’intervista risulta ancora più paradossale: l’ordine delle domande-risposte è esattamente invertito.
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Il sito della Biennale di Tirana
valeria carnevali
mostra visitata il 19 ottobre 2002
Phil Collins-Becoming more like us
Mostra a cura di Edi Muka
Dal 10/10 al 30/11/2002
Artopia, via Lazzaro Papi 2 (zona Porta Romana), 20135 Milano
Tel/fax 39 02/5460582, e-mail: ritaurso@tiscalinet.it
Orari: martedì-sabato 15.30 – 19.30
[exibart]